Il Papa all'udienza generale di mercoledì scorso - Ansa
Il Giubileo deve essere un tempo di «rinnovamento totale». «A volte temo che venga associato al turismo religioso», e invece «è un momento di perdono, di gioia, di ricomposizione di tante cose personali e sociali. Un Giubileo che si riduce al turismo non serve, questo mi spaventa». Lo ha detto il Papa in un’intervista all’emittente argentina Canal Orbe 21, ripresa da Vatican News. Parlando con la giornalista Maria Bernarda Llorente, Francesco si è naturalmente soffermato sulle principali crisi internazionali. «Mi preoccupa – ha detto - che i numerosi appelli alla pace delle organizzazioni internazionali entrino da un orecchio e escano dall'altro. C'è anche una ipocrisia di fondo: parliamo di pace, ma armiamo la guerra». Infatti, «uno dei maggiori ritorni degli investimenti in Europa sono le fabbriche di armi. Così, organizziamo conferenze e incontri di pace, ma continuiamo a produrre armi per uccidere».
Più nello specifico, parlando dei conflitti in Ucraina e Terra Santa, il Pontefice ha detto che ci sono azioni "criminali" che sono «più da guerriglia che da guerra». E riferendosi a Gaza, ha aggiunto: «Quando ti trovi di fronte a una mamma con i suoi due bambini che passa per la strada perché è andata a prendere qualcosa a casa e torna alla parrocchia dove sta vivendo e la mitragliano senza motivo, quella non è una guerra, con le regole normali di una guerra. È tremendo». Quanto alla guerra in Ucraina sul futuro di quella regione è in atto «una grande ipocrisia. Urge un trattato di pace – ha detto Bergoglio - ma se si parla di pace cominciano a ballare il minuetto con cose secondarie».
Dal Papa anche la denuncia del rischio, del pericolo legato al cambiamento, alla trasformazione della religione in «qualcosa di simile a una politica di Stato». Un fenomeno che non sembra verificarsi nel Sud del mondo, come i Paesi visitati a settembre di Asia e Oceania: lì, ha rammentato Francesco, «la cosa che prevale è il rispetto, il dialogo. Non ho trovato persecuzioni religiose cristiane da nessuna parte. E nemmeno il contrario, da parte di altre religioni. Questi Paesi sono un esempio di convivenza».