«Una via a Milano per le "Suore della Resistenza"». È tempo di farlo
giovedì 27 aprile 2023

Gentile direttore,
nella memoria storica c’è anche un debito di ascolto verso le donne, in particolare verso le suore. A Milano, durante la Resistenza, il nome più conosciuto è quello di suor Enrichetta Alfieri, meno quello di altre suore che rischiarono e salvarono la vita a ebrei, antifascisti, soldati allo sbando, renitenti alla leva-fantoccio dei repubblichini; a volte salvarono la vita in pericolo di gerarchi. Nell’Ospedale Maggiore di Niguarda suor Teresa Scalpellini e suor Giovanna Mosna aiutarono partigiani e antifascisti a fuggire. Nell’Istituto delle Poverelle del Palazzolo di Milano madre Donata Castrezzati salvò la vita a più di 200 ebrei in transito verso la Svizzera. Suor Clara Filippini e suor Simplicia Vimercati furono incarcerate a San Vittore per 17 giorni con l’accusa di favorire la protezione di ebrei. Grazie all’intervento del cardinal Ildefonso Schuster furono liberate. Dopo la liberazione il Vaticano mandò una delegazione di suore del Palazzolo nel campo di Dachau, dove incontrarono il giovane padre David Maria Turoldo, e a Innsbruck per aiutare i prigionieri sopravvissuti. Nel 1956 la Comunità israelitica di Milano inviò a madre Donata Castrezzati una lettera di ringraziamento. Casa di Nazareth, oltre ad aiutare all’espatrio clandestino di ebrei, divenne la sede clandestina dove, per due mesi, si riuniva il comando CLN per organizzare l’insurrezione del 25 aprile ’45. Un articolo de “Il Popolo” testimonia la presenza di suore al corteo del 6 maggio ’45. Al termine del Convegno all’Ambrosianeum “Le suore e la Resistenza” ( 22 aprile 2009) fu approvato l’ordine del giorno di don Giovanni Barbareschi che deve essere ripreso e rilanciato: « Là dove c’è stato un convento, un istituto di religiose che ha fatto qualcosa nella Resistenza e per la Resistenza, quel Comune, quel paese, trovi modo di intitolare una sua strada alle “Suore della Resistenza”».

Silvio Mengotto

Sì, caro amico, anche a mio parere vale proprio la pena di rilanciare quell’ordine del giorno e di custodire e trasmettere questa memoria anche con una via dedicata. Si è fatto passare sin troppo tempo.

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