Si può scegliere di proporsi come unica e indiscutibile forza di rinnovamento, contraria a qualsiasi compromesso con i vecchi partiti e, al tempo stesso, prodursi in riunioni carbonare in stile pseudo-flashmob, che neanche i più immarcescibili capicorrente dc di una volta. Si può decidere di sbarrare la strada a qualunque accordo per formare una sia pur provvisoria maggioranza, in nome di un drastico "tutti a casa" (sottinteso: meno noi) e, contemporaneamente, bollare come sciagura - fosse pure solo per i costi - riportare subito il Paese alle urne. Si può esigere, in nome di una "lettera" costituzionale che non dice nulla in proposito, la formazione immediata delle commissioni parlamentari per "rispettare" i cittadini in attesa di un avvio produttivo della legislatura e, senza paura di apparire incoerenti, occupare le Camere e chiamare per l’ennesima volta i propri supporters in piazza a circondare Montecitorio. Insomma, tutto si può fare, esercitando appieno il più tradizionale dei comportamenti politici: quello di dire e contraddire. Ma per favore, prima di lanciarsi in accuse di golpismo, goliardicamente condite da improbabili fotomontaggi, si mediti su un dato di fatto incontrovertibile: dello stallo odierno sono corresponsabili tutte le forze uscite dal voto di un mese e mezzo fa. Tutte, senza eccezioni.