L'Europarlamento di Strasburgo - Ansa
Aumentare la fornitura di armi a Kiev, rimuovere ogni limitazione per il loro utilizzo anche in territorio russo. E dura condanna per la «missione di pace» di Viktor Orbán a Mosca. Appena costituito, come primo atto il nuovo Parlamento Europeo approva una risoluzione sul sostegno all’Ucraina, chiaro il valore simbolico. Un testo approvato con 495 voti a favore, 137 contrari e 47 astenuti, e che non fa riferimenti ad azioni diplomatiche né all’idea dello stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky di invitare Mosca alla prossima conferenza di pace (proposta già respinta dal Cremlino).
Il Parlamento, si legge, «ribadisce la sua posizione di un perdurante sostegno all’indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina» e «l’incrollabile sostegno a fornire sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico per tutto il tempo che serve per assicurare la vittoria dell’Ucraina». Ricorda il «legittimo diritto all’autodifesa» di Kiev e, passaggio cruciale, chiede agli Stati membri di «aumentare in modo sostanziale e di accelerare significativamente il sostegno militare e di rilanciare la capacità delle industrie militari», destinando almeno lo 0,25% del loro Pil annuo all’aiuto bellico all’Ucraina. Il tutto con la «forte richiesta di rimuovere le restrizioni dell’utilizzo di sistemi di armamenti occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi nel territorio russo». Infine, l’attacco a Orbán. Il Parlamento, si legge, «condanna la recente visita del primo ministro ungherese nella Federazione russa; sottolinea che durante quella visita non ha rappresentato l’Ue e considera tale visita una plateale violazione dei trattati Ue e della politica estera comune». Inoltre, l’aula «sottolinea che il primo ministro ungherese non può pretendere di rappresentare l’Ue quando viola le posizioni comuni Ue. Questa violazione deve avere ripercussioni per l’Ungheria». Infine, «ricorda che immediatamente dopo la cosiddetta missione di pace del premier ungherese, la Russia ha attaccato l’ospedale pediatrico di Okhmadtyt a Kiev, mostrando l’irrilevanza dei suoi presunti sforzi». Il testo è stato preparato da Popolari, Socialisti, Renew (liberali-macroniani), Verdi e Conservatori (tra le firme anche quella del co-presidente Nicola Procaccini, di FdI). Un sì sofferto è arrivato dal Pd, con l’astensione di Marco Tarquinio e Cecilia Strada. L’ex direttore di Avvenire sottolinea il suo «sostegno politico e umanitario all’Ucraina», ma respinge «la logica della escalation bellica». «Mi rammarica – aggiunge - soprattutto che le espressioni “conferenza di pace” e “iniziative diplomatiche” non siano parte integrante della risoluzione, mentre ha largo spazio una visione militarista». Per Tarquinio «il dialogo e la costruzione della pace devono tornare a essere colonna portante delle azioni europee».
In realtà l’intera delegazione del Pd non ha apprezzato il passaggio sulle armi, ricordando il ruolo storico dell'Europa «come progetto di pace: per questo nella risoluzione votata oggi abbiamo votato contro la proposta di eliminare le restrizioni all'utilizzo di armi occidentali contro obiettivi militari sul territorio russo». Gesto però solo simbolico visto che poi ha detto sì all’intera risoluzione. Mossa analoga da parte di FdI, ma su un altro aspetto: la condanna di Orbán. «Abbiamo votato - ha dichiarato il capodelegazione Carlo Fidanza - contro la prima parte (del paragrafo relativo al leader magiaro) che conteneva un attacco strumentale al governo ungherese che nulla ha a che fare con le sorti dell'Ucraina». FdI in realtà si è astenuta anche sul paragrafo inerente l’uso delle armi su territorio russo. Poi però il partito della premier ha votato a favore della risoluzione nel suo complesso.Contraria tutta l’estrema destra euroscettica, rappresentati dal gruppo orbaniano dei Patrioti per l’Europa (di cui fa parte la Lega e che aveva presentato una contro-risoluzione, bocciata) e dall’Europa delle nazioni sovrane. «Il sostegno all'Ucraina, che la Lega non ha mai fatto venire meno in Italia e in Europa – si legge in una nota del Carroccio - è argomento troppo serio per essere utilizzato come strumento per colpire gli avversari politici». Aggiungendo una stilettata a FdI: «Chiedere di togliere le restrizioni all'uso delle armi contro obiettivi sul territorio russo è una richiesta che appare in contraddizione con la linea dello stesso governo italiano». Infatti il ministro degli Esteri Antonio Tajani ricorda che la «risoluzione non è vincolante» e «non siamo in guerra con la Russia».
Contraria alla risoluzione M5s, votano «no» anche Ilaria Salis e Mimmo Lucano di Sinistra italiana e tre eurodeputati italiani dei Verdi, Cristina Guarda, Leoluca Orlando e Benedetti Scuderi, in dissenso con il proprio gruppo.
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