giovedì 18 luglio 2024
Dall’incontro sulle aree interne, cui hanno preso parte 30 vescovi, l’invito a valorizzare l’impegno di tutti i battezzati per rispondere alle sfide di territori segnati dallo spopolamento
Una vista di Torella del Sannio (Campobasso). È nelle aree interne che la Chiesa oggi è chiamata a ripensare la propria presenza

Una vista di Torella del Sannio (Campobasso). È nelle aree interne che la Chiesa oggi è chiamata a ripensare la propria presenza - .

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La necessità, e in molti casi anche l’urgenza non più differibile, «di avviare una pastorale il più possibile idonea alle aree interne» è stata al centro della due giorni tenutasi a Benevento con la partecipazione di 30 vescovi di 14 regioni, conclusasi ieri con l’intervento di monsignor Giuseppe Baturi, segretario della Cei.

I presuli, come gli stessi hanno dichiarato nel documento finale frutto anche dei gruppi di lavoro della mattinata di ieri, si sono interrogati soprattutto «sulla ministerialità che nasce dal Battesimo; una ministerialità che coinvolge tutte le membra del Popolo di Dio e la molteplicità delle vocazioni, nella consapevolezza che non possiamo continuare a ripetere stereotipi ormai da tempo superati, ma aprirsi alla voce dello Spirito, che non fa tanto cose nuove, ma fa nuove tutte le cose. È necessario, perciò, superare l’ottica ristretta del campanile, per aprirci a forme nuove, capaci di valorizzare al meglio le risorse a nostra disposizione».

I vescovi partecipanti all'incontro sulle aree interne a Benevento

I vescovi partecipanti all'incontro sulle aree interne a Benevento - TeleSperanza Tv

Dai vescovi è arrivato anche un sincero ringraziamento «ai sacerdoti e agli operatori pastorali che con generosità lavorano nei territori interni affrontando non poche difficoltà», laddove ad esempio ci sono preti con 5-6 parrocchie anche molto distanti, tra monti e valli, e aggiungendo un aspetto nuovo: «Anche la formazione nei Seminari dovrà tener conto di queste problematiche», proprio perché magari i preti giovani saranno quelli più di altri chiamati a misurarsi sul “fronte pastorale” delle aree interne.

I vescovi parlano altresì di un incontro riuscito, anche come misura dell’amicizia e di una sinodalità concreta, e che molto ha poggiato sulle parole di papa Francesco del gennaio scorso, ricevendo l’Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli Enti locali: «I piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza».

«Ci impegniamo a restare – hanno quindi rimarcato i vescovi riuniti nella città sannita su iniziativa dell’arcivescovo Felice Accrocca e riprendendo quanto già dichiarato in un precedente Forum –. La Chiesa non vuole abbandonare questi territori, senza per questo irrigidirsi in forme, stili e abitudini che finirebbero per sclerotizzarla. In tal senso ci impegniamo ad aiutare i nostri giovani che vogliono restare, cercando di offrire loro solidarietà concreta, e ci impegniamo ad accompagnare quelli che vogliono andare, con la speranza di vederli un giorno tornare arricchiti di competenze ed esperienze nuove. In questi giorni abbiamo seminato, certi della Parola di Dio: “Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge”. Confidiamo che le nostre comunità siano quel terreno buono che, accogliendo il seme della Parola, la facciano crescere e fruttificare».

Temi che ha toccato anche Baturi, nel suo intervento finale, lanciando altresì la proposta di «elaborare una nuova riflessione, assumendo le priorità emerse nel corso dei vari appuntamenti annuali. Sarebbe interessante declinare tutto il patrimonio di questi anni in un testo, che deriverebbe dall’esperienza vissuta di alcuni vescovi, da consegnare a tutti. A noi interessano i problemi di una marginalità della popolazione, del costituirsi di comunità, della modificazione dei ritmi di lavoro e dell’ambiente naturale». Il segretario generale della Cei ha quindi aggiunto come «il servizio a una comunità comprende anche il governo dei beni. In questo senso, un ruolo importante possono giocarlo i Consigli per gli affari economici che devono sempre operare secondo i principi di trasparenza e informazione». E a tal proposito «urge una ricomprensione ecclesiale di questo servizio».

Per le aree interne, insomma, la Chiesa italiana continuerà ad orchestrare «una sinfonia dei ministeri battesimali», come rimarcato da Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, nella relazione centrale svolta martedì. Al contempo, prosegue anche l’azione più prettamente sociale che tanti campanili svolgono nei territori sempre più spopolati, così come di pungolo alla politica, secondo quanto espresso con nettezza nell’intervento di martedì scorso dal presidente della Cei, Matteo Zuppi, e che i vescovi hanno sottolineato nel documento finale.

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