Per riunire di nuovo la Commissione per le adozioni internazionali il ministro Boschi ha spiegato ieri che occorre attendere «la fase di reintegrazione dei suoi componenti». Benissimo. Ci sarebbe da domandare perché sia stato necessario sopportare due anni di paralisi per arrivare a un risultato previsto dalla legge. Ma non bisogna pretendere troppo. La bozza di programma tracciata dal ministro per rilanciare un mondo oggi avvilito e sfiduciato, con un confronto difficile che oppone alcuni enti alla Cai, è comunque condivisibile. Desta sconforto invece l’accenno alla possibilità di diversificare il rimborso delle spese sostenute dalle famiglie per l’adozione sulla base dell’Isee. Ipotesi da respingere, perché in questo modo si sancirebbe un’intollerabile discriminazione tra famiglie adottive e quelle che ricorrono alla fecondazione eterologa, a cui provvede interamente il sistema sanitario nazionale. Per il figlio a tutti i costi, nessun costo. Per la generosità a tutto campo, limite Isee. Ma non è così che si rilancia la cultura delle adozioni.