Cominciamo male. Solo nella prima settimana del 2024 sono già morti 12 senza dimora. Morti spesso senza un nome, un volto e quindi senza storia. Rischia così di ripetersi la strage degli invisibili dello scorso anno (310 morti) e del 2022, quando i morti furono addirittura 400. Uccisi a volte dal freddo e dal fuoco per scaldarsi o dalle malattie, dalle violenze, difficilmente dalla fame. Perché l’Italia almeno sul cibo resta generosa grazie alle mense di carità, alle parrocchie e alle associazioni che girano distribuendo coperte e pasti caldi a chi non ha un riparo o non vuole entrare nei rifugi a bassa soglia aperti dai Comuni per l’inverno, luoghi che salvano molte vite. Il più delle volte il vero killer è la solitudine, quasi mai una scelta.
Avolte per chi è solo è più facile di quel che sembra cadere senza rete. Ci si trova dimenticati e nascosti negli angoli più impensati, come il pronto soccorso di un ospedale, il ripostiglio di un garage, la sala di attesa di una stazione o di un aeroporto dove bastano un vestito “normale” e un trolley a celare una deprivazione assoluta che dovrebbe essere inaccettabile. Eliminiamo l’alone di romanticismo che circonda i “vagabondi”. Gli invisibili sono una realtà drammatica e complessa. Chi rovina in basso fin sulla strada somma alla povertà spesso ereditata e alla bassa scolarità traumi come un divorzio, un licenziamento o un fallimento, dipendenze da sostanze, da alcol e da azzardo, patologie psichiatriche e fisiche non curate, o il carcere che emargina inesorabilmente chi esce senza una rete.
Se a questo si associa la valanga di sfratti, ripresi a rotta di collo dopo il Covid, i salari da fame per i lavori e la penuria di case popolari o in affitto a canoni accessibili, è evidente che questi poveri sono gli scarti della nostra economia cui fa riferimento papa Francesco. Cittadini senza cittadinanza perché senza diritti. Non importa se sei italiano, se al momento del censimento non hai una residenza, non risulti iscritto in anagrafe e perdi carta di identità, tessera sanitaria, pensione. Diventi invisibile. Per quello a metà degli anni 90 il terzo settore ha inventato la residenza anagrafica presso vie fittizie o segretariati sociali.
Gli invisibili che ignoriamo per paura o indifferenza, anche se magari dormono nell’auto parcheggiata sempre sotto casa, sono la cartina di tornasole dell’inefficienza di un sistema di welfare sempre più ristretto e inadatto a proteggere i diritti essenziali di cittadini multiproblematici.
In più sono sottostimati. Secondo i dati dell’Istat sono circa 100mila le persone senza fissa dimora iscritte in anagrafe, in maggioranza uomini e per il 38% stranieri. Ma la cifra sale considerando chi non è iscritto in anagrafe perché senza residenza e gli stranieri irregolari.Un popolo che crescerà, come fa intuire la tendenza al sovraffollamento carcerario, con 9mila detenuti circa in più rispetto alla capienza delle celle nel 2023, la diffusione della malattia mentale, per la quale l’Italia è fanalino di coda europeo come spesa sanitaria, e l’inevitabile aumento di arrivi di profughi.
Per combattere il killer della solitudine servono risposte da una politica che non lasci nessuno indietro anziché disprezzare chi è considerato un perdente.