Non c’è mai un dare senza ricevere. All’inizio del mese di agosto sentii nel cuore di scrivere una lettera al Santo Padre chiedendogli di trovare qualche minuto per donare una carezza alla cara Antonietta Gargiulo, la mamma-orfana delle sue due adorabili bambine, che il marito, prima di suicidarsi, uccise, due anni fa.
Antonietta, sbalordendo il mondo, dopo essersi ripresa dal coma in cui era caduta dopo essere stata a sua volta colpita, perdonò l’uomo che le aveva fatto tanto male. La fede in Cristo, la sola che sposta le montagne, le aveva dato una forza sovrannaturale.
Il Papa accolse la richiesta e venerdì 4 settembre Antonietta e io abbiamo varcato porta sant’Anna e siamo entrati in Vaticano. Che sale maestose, che bei dipinti alle pareti, che sontuosi arazzi, che sculture. Guardavo quelle mura impregnate di arte, di storia, di fede, di sofferenza, di amore a Cristo e, purtroppo, anche d’ intrighi e tradimenti. Non mi ha infastidito tanta bellezza. Al contrario, ancora una volta, sentivo che nella nostra santa Chiesa c’è spazio per tutto ciò che riguarda l’uomo, la sua intelligenza, la sua cultura, la sua fede.
Dopo un’attesa non troppo lunga e nemmeno breve, siamo arrivati alla presenza di Francesco. Che emozione! Il Papa era lì, davanti a noi, con una semplicità disarmante. E ci guardava come se ci conoscesse da sempre; e ci sorrideva. Un padre con i figli. È difficile descrivere i sentimenti che passano nel cuore di un povero prete di periferia quando si trova faccia a faccia con il Sommo Pontefice, l’uomo al quale Cristo ha voluto affidare le chiavi del Regno dei cieli.
Antonietta gli ha parlato, gli ha raccontato qualcosa della sua vita, gli ha chiesto qualche consiglio, gli ha donato le foto delle sue bambine, Alessia e Martina. Poi gli ha chiesto il permesso di poterlo abbracciare. Io gli ho donato un libro del dottor Antonio Marfella sull’annoso e tristissimo fenomeno della Terra dei fuochi; e l’altro, appena pubblicato, che raccoglie alcuni articoli scritti da me e da don Marco Pozza, sull’immensa sciagura della pedofilia della pedopornografia e sull’opera altamente meritoria di don Fortunato di Noto e della associazione da lui fondata, Meter.
Il Papa mi ha chiesto qualcosa riguardo l’antica piaga della mafia nella nostra regione. Gli ho raccontato, tra l’altro, le ultime “scoperte” fatte da don Fortunato negli oscuri e fetidi menadri di Internet: 38 bambini fatti stuprare dai cani. Video e foto che, purtroppo, vanno a ruba. Il mercato della pedopornografia è fiorentissimo e redditizio. Francesco ha socchiuso gli occhi e scosso il capo; la sua sofferenza per questa incredibile ferita inferta ai bambini e all’intera umanità, era evidente.
Per porre fine a questa oscena piaga occorre che le persone di buona volontà abbiano più coraggio e si facciano avanti; ognuno deve fare la sua parte, piccola e grande che sia. Lo stupro dei bambini, tra cui tanti neonati, soprattutto dei Paesi più poveri del mondo, grida vendetta al cospetto di Dio. Occorre che i cristiani prendano sul serio le parole di Gesù, quando, con una severità che non ha pari nei vangeli, ci mise in guardia dal maltrattare i bambini: «Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da un asino, e fosse gettato negli abissi del mare». Fine dell’udienza. Restiamo a fissare il Papa fino a quando non scompare dietro la porta del suo studio. Lui si gira, ci guarda e con sguardo paterno sembra chiederci perché siamo ancora là. Gli dico: «Santità, ci lasci godere ancora di questi ultimi attimi».
Siamo usciti dal Vaticano con il cuore zeppo di dolcezza, di amore e di riconoscenza per il Vicario di Cristo in terra. Purtroppo, son dovuto scappare via subito: nel pomeriggio avrei dovuto celebrare l’ennesimo funerale di un giovane papà di 45 anni morto di cancro. Il maledetto cancro che tante vittime miete nella “terra dei fuochi”. In questi giorni non ho fatto che pensare a lui, al Papa che arrivato dall’Argentina in Argentina non ha fatto più ritorno. Gesù, come sempre accade a chi gli vuole veramente bene, gli stava sconvolgendo i piani. E lui, come sempre, anche questa volta gli disse semplicemente “si”. Grazie, papa Francesco. Il tuo abbraccio, la tua benedizione, il tuo incoraggiamento ci hanno dato tanta forza. Dalle nostre periferie geografiche ed esistenziali, continuiamo a combattere la nostra battaglia accanto all’uomo creato a immagine di Dio e contro il male, sotto qualsiasi forma si presenti. Soli Deo gloria.