Caro direttore,
'Avvenire' non è solo un giornale, ma molto di più, è una grande famiglia, costituita da persone diverse per età, esperienze, censo, cultura. Un buon giornale deve saper raccontare ciò che accade per il mondo senza manomettere la realtà. Si dice che gli esseri umani - chissà perché - trovino più gusto nel leggere storie orripilanti piuttosto che notizie edificanti. Eppure l’uomo ha bisogno della speranza più dell’aria, per riprendere fiato e non morire. Rubagli la speranza e, in breve, la sua vita si accartoccia su se stessa. Soffoca. Arranca. Muore. Oggi vengo, direttore, a chiedere a te e alla nostra famiglia sparsa per l’Italia, di stringerci tutti attorno ad Antonietta Gargiulo. Per abbracciarla, ringraziarla, assicurarle la nostra preghiera. Due anni fa, questa giovane mamma due volte 'orfana', sconvolse il mondo, compresi noi cristiani di pallida fede, per le dichiarazioni rese, con la sua flebile voce, da un letto di ospedale. Dopo essere uscita dal coma, e aver saputo dell’atroce morte delle sue bambine, perdonò l’uomo che, dopo averla amata, le aveva spaccato il cuore. Luigi, suo marito, credendola morta, dopo averle sparato diversi colpi di pistola, con lucida, determinata follia, corse a casa per suicidarsi, non prima, però, di aver tolto la vita alle figlie: Alessia e Martina. Rimanemmo di ghiaccio. Una tragedia immane. Un dolore immenso. Antonietta ci spiazzò: «L’odio, il male, il rancore non hanno vinto, nei nostri cuori regna un senso di pietà, di pace, di misericordia... la Parola di Dio ha vinto sulla morte». Non poche persone si chiesero come fosse possibile una cosa del genere. Perdonare, sì, ma fino a certo punto. Può una mamma cristiana arrivare a tanto? Antonietta è una donna di fede e la fede l’ha sostenuta e la sostiene. Ho avuto la grazia di conoscerla e diventarle amico. Ci sentiamo spesso. Studia teologia. Giovedì mi ha raggiunto con un messaggio: «Oggi la mia piccola Martina avrebbe compiuto 10 anni. Prega per noi. Ho il cuore a pezzi... Come faccio a vivere tutta la vita senza di loro?». Ecco chi è Antonietta Gargiulo, donna fragile e forte, vittima innocente di una violenza bieca e diabolica. Ha pianto tutte le sue lacrime ma non si è ribellata a Dio. Come Maria continua a pronunciare il suo 'Fiat'. La croce però pesa troppo, e lei, come Gesù, teme di essere scaraventata nella polvere. Le fede illumina gli orizzonti, dona serenità e senso ma non ci sottrae alla fatica del dolore. Chiedo a te, direttore, e alla nostra famiglia, di rendere grazie a Dio per questa cara sorella, sacramento dell’amore immenso di Dio per questa nostra povera umanità. Antonietta ti vogliamo bene.
don Maurizio Patriciello
Hai trovato tu, caro padre e fratello, tutte le parole giuste per la tua e nostra amica Antonietta Gargiulo (e tra queste anche qualcuna di quelle che cerco da anni di seminare a proposito del nostro mestiere di cronisti, del suo senso e delle sue bellissime possibilità se lo esercitiamo lontano e fuori da inerzie e oscuri luoghi comuni). Non aggiungo altro che un’adesione semplice e – ne sono certo – tutt’altro che solitaria al tuo invito alla preghiera e alla manifestazione di affetto per questa donna e madre. Nella prova più straziante che si possa immaginare, la signora Antonietta ha saputo perdonare e ha aiutato tutti noi ad alzare lo sguardo oltre il cielo basso e greve del dolore, dell’orrore e del rancore. A lei dalla gente d’Avvenire un caldo abbraccio e un forte grazie. Nel ricordo e nel nome delle sue bimbe – soprattutto, oggi, nel nome di Martina che 'compie' in cielo i dieci anni terreni