L'accusa era quella di aver violato bambini di una scuola materna. Con l’aggravante, per quattro imputati su cinque, di essere figure di riferimento, educatrici e operatrici scolastiche. Difficile pensare a un addebito più infamante. Un fardello che le persone coinvolte nel processo di Rignano hanno dovuto trascinare per quasi sei anni. Fino a ieri, quando il tribunale di Tivoli non solo li ha assolti, ma ne ha anche decretato la totale innocenza: «Il fatto non sussiste». Giustizia è fatta, speriamo, anche se si tratta di una sentenza di primo grado e potrebbero esserci altri due processi. Ma lo speriamo. In primo luogo per quei 21 bimbi, che quindi non sono stati abusati. I loro genitori sono convinti del contrario e hanno inveito contro i magistrati. Forse però (ed è il secondo motivo per cui speriamo che giustizia sia stata fatta) è giunto finalmente il momento di capire, anche in questo benedetto Paese, che i processi si fanno in tribunale e non sui giornali. E che la Costituzione sancisce la presunzione d’innocenza, non di colpevolezza, fino alla prova del contrario.