Un anno prima della sua elezione, l’allora patriarca di Venezia, Albino Luciani, citava il cardinale Ratzinger in un’omelia nella quale parlava della vera comunione della Chiesa nella carità: «Pochi giorni fa mi sono congratulato con il cardinale Ratzinger, egli ha avuto il coraggio di proclamare alto che "il Signore va cercato là dov’è Pietro". Ratzinger m’è parso in quell’occasione profeta giusto – affermava il futuro Giovanni Paolo I –, non tutti quelli che scrivono e parlano oggi hanno lo stesso coraggio; per voler andare dove vanno gli altri, alcuni di essi accettano solo con tagli e restrizioni il Credo pronunciato da Paolo VI alla chiusura dell’Anno della fede; criticano i documenti papali; parlano continuamente di comunione ecclesiale, mai però del Papa come punto necessario di riferimento per chi vuole essere nella comunione vera e santa della Chiesa. Altri, più che profeti – continuava Luciani – sembrano dei contrabbandieri; approfittano del posto che occupano, per lanciare calunnie e smerciare come dottrina della Chiesa quello che è, invece, loro pura opinione personale».
Queste mirate osservazioni che scaturiscono dalla saggezza antica di pensare cum Ecclesia e nella Chiesa hanno il pregio della cristallina lucidità che fa leggere il presente, seppure siano trascorsi da allora quarant’anni. Sono i corsi e ricorsi della storia che ci danno la cornice e la misura di quel che oggi accade nella Chiesa di Cristo. Con la differenza che mentre allora Luciani si riferiva perlopiù a fronde del dissenso che consapevolmente si collocavano ai margini dell’istituzione, oggi quei «contrabbandieri» ambiscono all'identificazione con l’ufficio dell’istituzione stessa e con l’aggravante che, rispetto ad allora, dispongono di ingenti risorse da investire anche nei mezzi di comunicazione impiegati nel seno stesso della Chiesa.
Da qui la confusione generata da coloro che pretendono di parlare a nome della Chiesa, ma intanto la mettono al loro servizio, come un dominio privato, un parco giochi per altri interessi. Spacciano come dogmi e Tradizione opinioni, pseudo-teologie e atteggiamenti ideologici, e pretendono di conferire alle loro arbitrarie parzialità il carattere di fede universale, mirando così a disorientare e avvelenare i pozzi del sensus fidei del popolo di Dio minando l’unità e la comunione nella Chiesa.
Ma essa tuttavia non potrà mai corrompersi e inaridire completamente a causa di costoro perché la sorgente della sua forza santificatrice non risiede nei suoi membri e di conseguenza non è schiava di nessuna epoca storica né si configura in nessuna realtà temporale e politica. Perché, come insegna il Catechismo, essa è il corpo di una realtà sacramentale fondata su un’unica roccia: la fede di Pietro, che è fede in Gesù Cristo vivente e operante. E nell'autorità di Pietro vede perciò il custode e il sostegno della propria fede, il centro dell’unità e il pegno della propria comunione, così che la sua fedeltà alla fede si concretizza in fedeltà a Pietro.
«Ubi Petrus, ibi Ecclesia» ripeteva sant'Ambrogio, e forse conviene ricordarlo anche oggi davanti alle contraffazioni fabbricate nelle fornaci di tempi inselvatichiti nei quali in tanti, nelle nostre antiche società cristiane, hanno perso la memoria di che cos’è la Chiesa e di quale sia la sua natura, mentre si moltiplicano i sintomi di un male che sembrano diffondersi come una crisi di nevrastenia collettiva, dove tutto diventa materia di denigrazione e riceve un’interpretazione sinistra arrivando persino a ritenere normale e lecito chiedere le dimissioni del Papa come fosse il capo di un’azienda o di un partito.
Si attende ora che «la Santa Sede» formuli «gli eventuali e necessari chiarimenti» a «fronte di quanto accaduto nelle ultime settimane », come annunciato lunedì dalla dichiarazione del Consiglio dei cardinali. Ma quel che rimane sempre salutare per non rimanere disorientati dai falsari della parola che assediano l’attuale stagione ecclesiale è seguire il magistero ordinario del Successore di Pietro. Il Papa non è un personaggio. Nella sua predicazione ordinaria non parla di sé. È Cristo che indica, a lui si conforma, e come lui, appunto, «non parla di se stesso: usa la Parola di Dio», sempre, «anche quando vuol vincere il diavolo». Colui che trama per dividere e perdere. Perché in ultimo, nel mirino, sta proprio la Parola di Dio da mettere a tacere.