Si accendono solidali Lanterne Verdi per continuare a sovvertire l’oscurità
sabato 27 novembre 2021

Caro direttore,
dal numero di domenica 28 novembre e sino a fine anno “Notizie”, il settimanale cattolico di Carpi diretto da don Bruno Fasani, ha raccolto il tuo invito ad “accendere” una Lanterna Verde, e lo ha fatto decidendo di cambiare il colore della testata da azzurro a verde. E accompagnandolo da una fotografia e da una tua citazione. È un piccolo segno di adesione a quella che hai lanciato come una «mobilitazione dal basso» per scuotere le coscienze sonnolenti dell’Europa di fronte al dramma di tanti fratelli e sorelle a cui viene negata la speranza di una nuova vita. Grazie per l’impegno di “Avvenire” e un caro saluto.
Luigi Lamma, direttore Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Carpi

Gentile direttore
ho letto ciò che lei scrive su migranti, solidarietà ed Europa, sulla corona di filo spinato e sulle Lanterne Verdi; e non posso che esser con lei, ci mancherebbe! Vorrei solo far notare che queste giuste forme di solidarietà mai mettono con le spalle al muro i veri responsabili del dramma che sono, in questo contesto, sì, i Lukashenko, Putin ed Erdogan con i signori della guerra mediorientali e libici, ma anche altri. Cioè Francia e Inghilterra. Tutto è cominciato infatti nel 1915 con gli accordi segreti di Sikes-Picot, quando – ancor prima che l’Impero Ottomano fosse sconfitto, nella Prima guerra mondiale – queste nazioni di fatto si spartirono quella parte di mondo, con grande disappunto delle popolazioni arabe alle quali era stata promessa la costituzione di un Regno Arabo indipendente. Analogamente fu disatteso l’impegno di costituire uno Stato dei Curdi, frazionati invece tra Turchia, Siria, Iran e Iraq. Questo assetto artificioso (che non teneva neanche conto delle differenze culturali e religiose tra sciiti, sunniti, cristiani, ebrei) avrebbe poi alimentato, assieme ad altre ragioni, le successive tensioni nell’area da dove viene la maggioranza dei profughi spinti dalla Bielorussia sui confini blindati della Polonia. Sottoposi la questione di questa smemoratezza anche a Paolo Mieli, a seguito di una puntata de “La grande Storia” (Rai3). La risposta fu la seguente: «Caro Mauri , è vero che dell’argomento degli accordi Sikes Picot, causa di tutti i mali a questo connessi, si parla poco, però l’argomento è ben noto a tutti». E quindi? Penso che tutte le ex potenze coloniali, Italia compresa, dovrebbero essere obbligate a forme di risarcimento per i disastri provocati. Ma nessuno fa niente. Anzi, qualcosa si fa: la Polonia difende i confini, la Francia si tira indietro, l’Inghilterra rivendica di essere fuori dall’Europa, mentre la Bielorussia sulla pelle dei profughi tira acqua al suo mulino. Chi rimane con il cerino acceso in mano sono sempre i più disperati.
Piero Mauri, Milano

Caro direttore,
martedì 16 novembre 2021, spinta dall’interesse e dalla necessità di capire meglio i titoli – «Se questa è l’Europa»... «Una corona di filo spinato»... – che avevo visto e ascoltato nelle rassegne stampa, ho acquistato in edicola il vostro quotidiano. E l’ho trovato bellissimo. Ho letto, per interesse personale e di lavoro, tutti gli articoli riferiti al tema “migrazioni e persone”, ho guardato a una a una le foto, e ho continuato a riflettere. Da giorni, mesi, anni mi accompagna un senso di impotenza e ribellione per quanto sta accadendo intorno a noi, per il “bla bla” di chi potrebbe prendere decisioni, per le battute becere e disumane di chi si prende gioco della vita umana. Se fossimo noi i “loro”? Basta chiacchiere e buoni propositi! È importante, unendoci idealmente ai cittadini polacchi che sono e restano solidali con i profughi inchiodati alla frontiera bielorussa, accendere le nostre Lanterne Verdi. È importate provare ad allargare e allungare lo sguardo fuori dalla porta per guardare e vedere, vis-à-vis, queste persone che premono e bussano. Proviamo ad ascoltare le loro storie, proviamo a incontrarle nei loro luoghi di vita, siano l’Africa, l’Asia, o i palazzoni nelle periferie delle nostre città. Scrivo, direttore, perché sono ammirata dal vostro coraggio e dalla denuncia che ne viene. Questo è il vostro lavoro: non tacere. Anche se so – e ne sono preoccupata pure per lei, direttore, e per i suoi colleghi, a cominciare da Nello Scavo, oltre che per tutti gli operatori di solidarietà – che questo “non tacere” può portare problemi, difficoltà, incomprensioni... Ma anch’io sono con voi e prometto di sostenervi. Grazie.
Michela Marchetto

.

Scelgo altre tre delle lettere arrivate in redazione a seguito del nostro dossier, dei nostri reportage e dei nostri commenti sulle barriere d’Europa, sulle desolanti miopie e sui tristi tradimenti che stravolgono il volto e svuotano le basi valoriali dell’Unione. Un’Europa che anch’io come tanti voglio Comunità di popoli e patria di una solidarietà vera e ben regolata, cioè esemplare nel nostro mondo segnato da esclusioni, ingiustizie e disuguaglianze. Una solidarietà viva in particolare con coloro – uomini, donne e bambini – che non hanno più nulla, neanche la terra dove sono nati, e stanno alla porta con la propria umanità migrante e sofferente. Dentro questa notte d’Europa che stiamo raccontando, e che – così come la linea contraria alla produzione d’emergenza e senza brevetti di vaccini per i Paesi più poveri assunta dalla Ue – contraddice proclami e impegni solennemente umanitari e semplicemente civili, accadono tuttavia cose che rincuorano, anche se non bastano ancora a cambiare il corso degli eventi. Tra questi fatti, il più intenso e potenzialmente contagioso sono le Lanterne Verdi, le luci colorate accese nelle loro case, vicino al confine bielorusso, da famiglie polacche che sanno ancora che cos’è la civile ospitalità e cosa sono la giustizia e l’amore cristiano. E lo segnalano anche così ai viandanti che riescono a passare fortunosamente quella frontiera blindata.

Con tutti i miei colleghi e le mie colleghe, sono grato agli amici e alle amiche che in diversi modi e in diversi luoghi d’Italia stanno facendo propria l’idea di aggiungere tante altre Lanterne Verdi a quelle originarie, accendendole «alla finestra e nel presepe» – come ha suggerito, nella bellissima lettera alla quale ho risposto domenica scorsa, padre Ercole Ceriani, rettore della chiesa romana di Santa Maria dei Miracoli (LEGGI QUI).

Ripeto l’invito, accendiamole nei presepi e alle finestre, sugli alberi natalizi e sui balconi. Accendiamole ovunque si possa farle risplendere e parlare, con mitezza e fermezza. Luci «per», e a nessuno «contro». Luci “in alto”, come quella che appendiamo – da oggi e per tutto il tempo del Natale – sulla nostra testata in prima pagina accompagnata dagli hashtag lanciati da Save The Children anche attraverso le nostre pagine e che stanno illuminando i social. E luci “dal basso”, come quelle che speriamo tanti bambini e bambine costruiscano – come in serio gioco – coi loro genitori e i loro nonni, con i fratelli e le sorelle più grandi, con gli insegnanti e ogni altro educatore. Per questo oggi il paginone di “Popotus”, proprio al centro di questo giornale domenicale, offre un’idea costruttiva e un po’ di semplice materia prima verde.

Grazie, dunque, a Luigi Lamma e a don Bruno Fasani e ai colleghi carpigiani di “Notizie”, e insieme grazie anche a Marco Damilano, direttore de “l’Espresso”, che sta rilanciando con calore la proposta delle Lanterne Verdi dalle pagine del suo settimanale e ai colleghi del “Riformista” (in particolare la vicedirettrice Angela Azzaro) per l’altrettanto calda condivisione di appello e denuncia. Grazie alla signora Michela, che dice cose molto belle sul lavoro che facciamo, che si preoccupa che il nostro «non tacere» ci porti guai e che voglio rassicurare: per tutti noi l’unico problema sarebbe tacere. E grazie, infine, a Piero Mauri. Col quale mi scuso per aver dovuto tagliare un po’ la sua vibrante lettera-requisitoria sulle storiche smemoratezze e le perduranti ingiustizie che hanno nomi e cognomi (di Stati e di persone) e che continuano a generare le mostruosità che subiscono i «più disperati». La risposta che mi sento di dargli è il giornale che ci impegniamo a fare ogni giorno per cercar di nutrire la memoria, tener deste le coscienze, approfondire la consapevolezza dei lettori, incalzando coloro che hanno potere.

È vero: le Lanterne Verdi non mettono nessuno dei responsabili della notte d’Europa e dei dolori dei poveri e dei perseguitati con le spalle al muro, ma sovvertono l’oscurità e parlano di noi e della nostra vera legalità e umanità a chi è oltre il muro, oltre la lunga e tragica «corona di filo spinato» che abbiamo intrecciato ai confini del continente. E annunciano il giorno d’Europa che deve venire. Un giorno atteso, che ha radicalmente a che fare, per storia e per speranza, con la novità accesa dal Natale di Gesù.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI