Aya Biran, la zia di Eitan, davanti alla casa della famiglia affidataria - ANSA
Il nonno di Eitan, Shmuel Peleg, sarebbe agli arresti domiciliari. Lo ha comunicato la polizia di Israele, che lo ha interrogato oggi per le accuse di rapimento del nipote. Il Jerusalem Post specifica che la misura è prevista almeno per i prossimi cinque giorni. Ma al legale di Peleg, Paolo Sevesi, risulta solo che "gli abbiano chiesto di restare a disposizione della polizia". Secondo un portavoce della famiglia, il nonno si è presentato alla polizia dopo essere stato convocato per chiarire "sul ritorno di Eitan a casa sua in Israele". Peleg avrebbe "collaborato in pieno con gli investigatori e risposto a tutte le domande". La Procura di Pavia sta indagando sul nonno con l'accusa di sequestro di persona aggravato.
Nel pomeriggio una richiesta per far rientrare Eitan in Italia è stata presentata al Tribunale per le questioni famigliari di Tel Aviv dai legali della zia paterna, Aya Biran, tutrice del bambino. L'istanza sarebbe stata avanzata in base all'art. 29 della Convenzione dell'Aja che consente al titolare del diritto di affido di "rivolgersi direttamente al competente tribunale per chiedere il rientro del minore sottratto, anche senza l'intermediazione delle autorità centrali”. L'ambasciata israeliana in Italia ha comunicato che sta seguendo il caso di Eitan e che se ne occuperà in collaborazione con il nostro Paese, a beneficio del minore e in conformità con la legge e con le convenzioni internazionali pertinenti.
Le indagini della Procura di Pavia si sono allargate da oggi anche alla nonna materna, Etty Peleg, che sarebbe stata complice del sequestro del bambino. Ex moglie di Smhel Peleg, sarebbe stata in Italia con lui nei giorni precedenti al fatto. Il suo ruolo nella vicenda è ora da verificare.
Il timore della famiglia affidataria è che la via giudiziaria richieda comunque troppo tempo per il rientro di Eitan, che ieri doveva iniziare la scuola elementare. Or Nirko, lo zio paterno, spera in una “soluzione politica” che possa accorciare i tempi. In un’intervista a N12, Nirko ha detto che Eitan non è stato trovato all’ospedale israeliano di Sheba dove, secondo i parenti materni, sarebbe stato portato per controlli medici e terapie. "Lo tengono come in una prigione di Hamas" ha denunciato lo zio. "È prigioniero. La famiglia Peleg [quella materna, ndr] si rifiuta di dire dove si trovi". Il bambino, continua lo zio, "non ha mai vissuto in Israele" e lì "non ha amici". Fonti vicine alla famiglia materna avrebbero detto che Eitan sta bene.
La vicenda ha avuto inizio sabato quando, durante un’uscita concordata con la famiglia affidataria che vive a Pavia, il nonno materno Smhel Peleg ha portato il bambino in Svizzera e da lì, con un volo privato, in Israele. L’obiettivo era consegnare Eitan al ramo materno della famiglia. Il bambino è l’unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone nella quale, il 14 maggio scorso, perse i genitori, il fratellino e due bisnonni.