Caro direttore,
"Avvenire" è tra le pochissime voci ad aver ampiamente informato, sostenendola, sull’iniziativa in sede Onu per il "bando" delle armi nucleari. Ebbene in questo 2019 voglio sperare anch’io che dai ragazzi, dai giovani, dagli anziani, dai sindacati di ogni categoria di lavoratori e di pensionati, dai sacerdoti di tutte le religioni, dai mondi che amano la pace, dalla cultura, dallo sport e dallo spettacolo venga un appello nel segno della civiltà e del futuro dell’umanità. L’Europa – sogno che prenda l’iniziativa il governo italiano – faccia un regalo al mondo: un sostegno, pieno e incondizionato, alle proposte presentate all’Assemblea Generale dell’Onu, sul disarmo nucleare generalizzato. L’Europa formata di Stati che fino a 12 anni prima dei Trattati di Roma si combattevano in modo sanguinario, ha interrotto i cicli periodici delle guerre: ha sancito una crescita del benessere, dei diritti, delle libertà. Questa Unione ha consentito quelli che ormai sono 70 anni di pace, con poche, seppur sanguinose, interruzioni (ad esempio la guerra dell’ex Jugoslavia e in Ucraina): una realtà come mai un continente intero aveva visto nella storia umana. È ora di chiudere con le armi nucleari: i governi europei impegnino in questo senso le loro delegazioni all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite associando il loro sforzo a quello di 123 governi, delle grandi personalità religiose, a partire da papa Francesco, e di moltissimi partiti, scienziati, esponenti politici di tutto il pianeta.
Il passato voto contrario degli europei (con le significative eccezioni di Austria, Irlanda, Svezia, Cipro, Malta, San Marino, Liechtenstein) è stato una scelta miope, legata alla convinzione che il monopolio nucleare di alcune nazioni sia un effettivo deterrente all’utilizzo di tali armamenti. Serve in realtà un grande percorso politico ed educativo, capace di impedire la corsa all’«atomo di guerra» di altre nazioni e addirittura di gruppi terroristici: la giustizia nel mondo è sempre e comunque il primo fattore di pace. La memoria del "Gran sole di Hiroshima" ci richiama tutti al rifiuto delle armi nucleari, e allo spostamento delle cifre usate per questo alla lotta contro la povertà e per i diritti universali.
Lorenzo Picunio
Come certo immagina, gentile e caro amico, condivido pienamente lo spirito del suo appello. Per questo lo pubblico volentieri, promettendo di mantenere alta la nostra attenzione al tema del disarmo nucleare e intensa l’azione di sensibilizzazione che abbiamo sviluppato negli ultimi tre anni, accompagnando la meritoria iniziativa assunta con saggia tenacia in seno alle Nazioni Unite. Qui mi limito a riprendere un suo inciso nella frase in cui auspica, in questa davvero pacifica battaglia, che l’Europa unita faccia un «regalo al mondo». Lei mi dice pure di sognare «che prenda l’iniziativa il governo italiano». È un punto davvero importante. Come forse ricorda, negli anni scorsi da queste colonne ci siamo spesi perché l’Italia, consapevole e salda nelle proprie storiche alleanze , ma anche nella sua migliore tradizione di dialogo tra Est e Ovest e Sud e Nord del mondo, fosse capace di assumere una limpida e forte posizione per il nuovo Trattato osteggiato da tutte le attuali potenze nucleari. Purtroppo l’Italia ha preferito tenersi alla larga da una questione calda e serissima. Continuo a sperare in una svolta, e in un salto di qualità della nostra azione diplomatica sul punto. Anche per il senso stesso del nostro contributo alla costruzione dell’Europa, come lei ben sottolinea, e per il ruolo positivo che il nostro Paese deve saper darsi sulla scena internazionale con continuità e lungimiranza. Questo sì che sarebbe un gran bel contributo italiano, un "cambio di passo" (e di clima umano) per una diversa qualità delle relazioni tra popoli e nazioni.