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Nella ancora lunga battaglia contro il Sars-CoV2 ci troviamo in una ulteriore pericolosa fase. Con la variante Delta il virus è diventato contagiosissimo e più letale e sta spiazzando tutti i governi e le comunità che avevano preso sottogamba questa sua evoluzione. I motivi dell’attuale 'quarta ondata' pandemica sono diversi.
Prima di tutto, la ancora non adeguata copertura vaccinale nella quasi totalità dei Paesi, insufficiente a bloccare la circolazione del virus. In secondo luogo, l’avvicinarsi della stagione fredda che, oltre a costringere le persone in ambienti chiusi, determina – come noto – una maggiore vulnerabilità verso i virus a trasmissione respiratoria. Terzo motivo, l’attenuazione della protezione nei soggetti vaccinati: abbiamo ormai capito che dopo sei mesi è necessario fare una dose di richiamo, innanzitutto nei soggetti fragili per età o per patologia, ma subito dopo anche in tutti gli altri. Quarta causa, la diffusa riapertura di eventi di massa e l’allentamento dei comportamenti che garantiscono sicurezza: mascherine, distanziamento fisico, igiene, ventilazione. In tutti i Paesi la situazione è in costante peggioramento, in alcuni è drammatica.
È il caso dell’Europa dell’Est che sta pagando in questo momento il prezzo più alto addirittura dall’inizio della pandemia: Russia, Bulgaria, Slovenia, ma soprattutto Romania, hanno un tasso di infezione altissimo, un carico di ospedalizzazioni tremendo e una mortalità impressionante con centinaia e centinaia di decessi ogni giorno.
Meno drammatica, ma comunque grave, è la situazione in Nord Europa, con la Germania alle prese con decine di migliaia di casi al giorno, l’Olanda nuovamente in lockdown, come alcuni Paesi baltici, e la Danimarca costretta a reintrodurre il Green pass dopo aver peccato di eccessivo ottimismo. Non parliamo degli Stati Uniti d’America, alle prese con la peggiore catastrofe sanitaria della loro storia: si avviano a superare gli 800mila morti, persino più di quelli avuti nella pandemia di influenza spagnola del 1918-19 (675mila morti).
Un caso a parte è il Regno Unito, dove il governo ha sospeso ogni precauzione già il 17 luglio scorso, provocando un’esplosione di casi cui però popolazione e media sembra non facciano tristemente più caso. In questo panorama, è sconcertante constatare come, a due anni dall’inizio della pandemia, la maggior parte dei governi, in tutto il mondo, non abbia capito la pericolosità del virus e le drammatiche conseguenze del Covid, se il virus non viene adeguatamente contrastato, sia sulla salute sia sull’economia dei propri Paesi. L’Italia e il suo governo sono in una situazione oggettivamente e decisamente migliore, ma è necessario intensificare gli sforzi per non farsi travolgere da un’ondata pandemica che può essere contenuta solo da un insieme articolato di misure sia farmacologiche sia di sanità pubblica.
È ancora troppo ampio il fronte dei non vaccinati, circa 7 milioni, con 2 in età particolarmente vulnerabile. Sono soprattutto loro che verranno contagiati nei prossimi mesi e che premeranno sui servizi sanitari con un afflusso che può diventare impetuoso e che già ora sta compromettendo l’assistenza ai pazienti con altre patologie. Per questo sarebbe necessario convincerli a proteggersi, sia raggiungendoli uno a uno, con meccanismi di chiamata attiva nominale, sia con un maggiore coinvolgimento dei medici di medicina generale, così come è necessario attivare una campagna di informazione e sensibilizzazione a fare la dose di richiamo per i milioni di italiani che hanno completato la vaccinazione di base più di sei mesi fa.
Si tratta di riattivare tutte le strutture che hanno fatto così bene nei mesi passati: hub vaccinali, servizi vaccinali delle Asl, farmacie e procedere tempestivamente alla riprotezione di questi soggetti. Il Green pass, punto di forza della strategia italiana, andrebbe ulteriormente rafforzato riservandolo esclusivamente ai soggetti vaccinati o guariti, sia per incentivare la vaccinazione, sia per sgravare le strutture sanitarie dal carico di lavoro, spesso estenuante, di centinaia di migliaia di tamponi giornalieri, peraltro in una buona percentuale generatori di falsi negativi che, con errata sicurezza, vanno a contagiare soggetti suscettibili nei luoghi pubblici, soprattutto al chiuso. Un altro grande capitolo è quello della vaccinazione in età pediatrica.
La Food and Drug Administration (Fda) americana ha già approvato l’uso del vaccino Pfizer nella fascia 5-11 anni, presto seguirà l’European Medicine Agency (Ema) e si potrà procedere, innanzitutto a proteggere anche i bambini e a consentire loro una continua e serena frequenza scolastica, ma con essi anche i genitori e i nonni che in questi ultimi tempi sono stati frequentemente contagiati dai loro piccoli congiunti. Come non ci stanchiamo di ripetere ormai da mesi, è certamente possibile vincere la guerra mondiale contro il virus pandemico, ma c’è bisogno di coraggio e determinazione da parte dei decisori politici che devono smetterla di inseguire il virus nella illusione di una possibile convivenza o di una sua autoestinzione e lo devono invece anticipare evitando che faccia danni sia sanitari sia economici e sociali.
Il Governo italiano sta facendo le scelte giuste nei tempi giusti, ma è venuto il momento che anche le autorità locali svolgano con più impegno il loro compito di tutelare la salute dei propri concittadini: i controlli sul Green pass sono ancora troppo sporadici e l’attenzione al rispetto delle regole in molti locali pubblici, per non parlare dei trasporti locali, è ancora insufficiente.
La parola chiave è 'superare bene l’inverno': se saremo in grado di attuare quanto detto riusciremo a contenere i casi, a evitare un’eccessiva pressione sui sistemi sanitari e a salvare molte vite, garantendo al contempo uno svolgimento pressoché normale delle attività produttive e sociali. È un obiettivo alla nostra portata, speriamo di raggiungerlo.