Caro direttore,
oggi è un giorno importante per le relazioni tra Italia e Santa Sede: commemoriamo la firma dei Patti Lateranensi. Quando nel 1929 i Patti furono firmati e poi nel 1984 si giunse al Nuovo Concordato, quei risultati furono salutati dalle due sponde del Tevere con grande favore. Quel chiarimento condiviso dei rispettivi ruoli, dopo tanti anni di attriti, reciproci sospetti e forti malumori, fu la base istituzionale sulla quale abbiamo costruito lo stato eccellente dei rapporti attuali tra Italia e Santa Sede. Oggi, però, non celebriamo solo questa ricorrenza, ma intendiamo anche riflettere sulle convergenze bilaterali e sulle sinergie che connotano il nostro partenariato strategico. Quest’ultimo è facilitato dal fatto che con il Vaticano guardiamo al mondo da Roma e con simili sensibilità spirituali e culturali.
Ma non dobbiamo dare per scontata tale comune visione, che anzi necessita di essere costantemente alimentata con consultazioni bilaterali sistematiche e rafforzate. Ho intenzione di sviluppare ulteriormente questo vitale dialogo insieme al Segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Gallagher. Sono consapevole della capacità di influenza universale della Santa Sede: una voce autorevole alla quale dobbiamo prestare ascolto, a maggior ragione quest’anno in cui l’Italia siede in Consiglio di Sicurezza e detiene la Presidenza del G7. E tanto più in questo scenario globale, segnato dalla percezione di una «guerra mondiale a pezzi» (nelle alte parole del Santo Padre). La collaborazione tra l’Italia e la Santa Sede è inoltre cruciale per difendere i diritti incomprimibili della persona dagli attacchi di coloro che rinnegano l’umanità, anche invocando empiamente Dio. «Solidarietà», «inclusività» e «dialogo» sono tre concetti chiave su cui Italia e Santa Sede possono far convergere la comunità internazionale. Il nostro comune approccio non è teorico, ma si può misurare su un’ampia agenda internazionale.
Ad esempio, la ferma condanna papale del terrorismo, e di chi lo strumentalizza, corrisponde a nostre primarie esigenze di sicurezza e di stabilità internazionale. La crisi dei migranti è altro tema centrale, nella comune convinzione della necessità di tutelare la vita umana, di rassicurare le comunità che accolgono i migranti e di migliorare le condizioni dei Paesi di origine e transito dei flussi. Anche per questo Italia e Santa Sede dedicheranno nei prossimi giorni attenzione particolare all’Africa. Abbiamo poi in programma altre iniziative sull’America Latina e sulla promozione dei diritti umani. Continueremo a unire le nostre forze per tutelare le minoranze religiose, inclusa ovviamente quella cristiana in Medio Oriente. I colloqui odierni ci consentono poi di riflettere sul futuro dell’Europa e sui valori che devono ispirare il processo di integrazione europea, che l’Italia intende rilanciare il 25 marzo, quando celebreremo i 60 anni dei Trattati di Roma.
Italia e Santa Sede sono chiamate a compiere scelte politiche fondamentali per tutelare la dignità e i diritti, far avanzare lo sviluppo sostenibile, promuovere la pace. La giornata odierna non è allora soltanto commemorativa. Serve anche a consolidare quel fronte comune a difesa della persona umana e della convivenza civile, che resta il baluardo diplomatico, culturale e spirituale contro gli attacchi del fondamentalismo violento e del disordine internazionale.
*Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale