O fieri flagelli che al mio buon Signore le carni squarciaste con tanto doloreNon date più pene al caro mio bene non più tormentate l’amato Gesù ferite quest’alma quest’alma ferite ferite quest’alma che causa ne fu (Rit)O spine crudeli che al mio buon Signore la testa pungeste con tanto dolore (Rit)O chiodi spietati che al mio buon Signore le mani piagaste con tanto dolore (Rit)O lancia tiranna che al mio buon Signore il fianco trafiggi con tanto furore (Rit)Ti bastan le pene già date al mio bene trafiggi quest’alma che causa ne fu (Rit)Il ricco repertorio di Canzoncine spirituali composte da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori si caratterizza oltre che per l’insieme di canti natalizi e mariani anche per quello relativo ai canti di Passione fra cui spicca questo bellissimo O fieri flagelli. S.Alfonso ne costruisce la struttura narrativa impiegando un’originale formula poetica che attribuisce agli oggetti della Passione del Cristo una particolare forma di personificazione. A loro, (flagelli, spine, chiodi e lance) si rivolge Alfonso supplicandoli affinché essi possano trasferire su di lui il dolore che hanno provocato al corpo di Cristo. È così intensa questa richiesta di partecipazione da assumere nella struttura melodica del brano la funzione caratterizzante di ritornello. Un modello iterativo incisivo che si articola su un tempo di durata più lungo rispetto alla strofa. Per la sua grande forza rappresentativa questo canto ha da oltre due secoli caratterizzato le varie forme di celebrazioni penitenziali, in particolare quelle legate al periodo quaresimale. Negli ultimi anni si è assistito ad un grande rilancio di questo piccolo gioiello musicale di pietà popolare. Tanto che molti gruppi ne hanno ripreso l’impianto melodico minore che richiama melodie settecentesche creando delle originali elaborazioni sia per organici corali che strumentali. Fra le versioni più intense colpisce quella di Federica Neglia, una giovane e brava cantante siciliana di Termini Imerese.
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