Gentile direttore,
“Avvenire” è il mio giornale di fiducia, ma come può accadere che io ascolti (è raro) a una trasmissione radio un commissario di polizia postale parlare così seriamente della “Balena Blu” con tanto di dati e di uomini dedicati a questo e poi il giorno dopo, 30 maggio, leggendo un editoriale di Umberto Folena su “Avvenire” trovi che è una bufala per «analfabeti digitali». Analfabeti digitali chi? Gli operatori della Polizia postale? Ero rimasta con l’interrogativo ricevendo certe cose sul telefonino, io sì forse analfabeta (ma non del tutto)... Ma se non posso prendere sul serio neppure la Polizia postale, come orientarsi in questo mondo? Se la bufala può diventare realtà, non è più una bufala, è qualcosa di ben peggio... Così come tante altre cose che passano sui mezzi di comunicazione e forse non se ne dovrebbe parlare in un certo modo, in un certo tono che disorienta, occorre una comunicazione più empatica con chi può esserne ferito, già o non ancora.
Giuliana Babini
Lei mi perdonerà, gentile signora Babini, se le confido un dubbio: ha davvero letto il mio fondo del 30 maggio (e la “ripresa” del 2 giugno)? Non soltanto cito la Polizia postale invitando a vigilare, ma anche la Procura di Milano. E, in coscienza, credo proprio di aver fatto qualcosa di utile a orientarsi in una materia complessa: un’invenzione che può essere utilizzata da qualcuno facendola diventare realtà. Quanto agli “analfabeti digitali” non sono certo i poliziotti, bensì adolescenti, e adulti, che navigano nel web senza timone né bussola, sventati, ignari delle insidie. Come ci ricordano Polizia, Carabinieri e Procure, finora in Italia non c’è alcun caso accertato di “Balena Blu”. È di ieri il primo indagato a Milano, il caso però è ancora tutto da chiarire. Ma il “gioco” – chiamiamolo così, anche se fa ribrezzo – con il terrore che scatena soprattutto presso i genitori, sta facendo sì che ogni caso di autolesionismo o tentato suicidio di adolescenti venga subito sospettato di essere “Balena Blu”. Le Procure avviano le indagini, lanciano l’allarme, ma niente. Don Fortunato Di Noto di Meter, di cui è difficile mettere in dubbio l’autorevolezza, ha così commentato il mio articolo: il problema del suicidio o dell’autolesionismo tra gli adolescenti non ha niente a che fare con Blue Whale. In Italia si stimano 4mila suicidi e 200mila atti di autolesionismo. Da qualche giorno, vengono (quasi) tutti attribuiti a Blue Whale. Così ci occupiamo della chimera Blue Whale ignorando un “disagio di massa” che riguarda migliaia di ragazzi. Quello è il vero problema. E gli “analfabeti digitali”? Magari vanno cercati in chi organizza spettacoli tv che scatenano tra i ragazzini la caccia ai “curatori”. Il timore, assai reale, è che a forza di cercarli qualcuno si “inventerà” curatore. E la balena virtuale diventerà reale.