Volete la verità sulla Blue Whale Challenge, il 'gioco' che spingerebbe ragazzi e adolescenti a suicidarsi? La storiaccia fatta conoscere al grande pubblico dal programma televisivo Le iene? Abbandonate ogni pregiudizio e sappiate che, in questo caso, la gallina nasce prima dell’uovo, e la mozzarella prima della bufala. La bufala c’è; e 'funziona' talmente bene da tendere a tramutarsi in realtà... Tutto comincia un anno fa a San Pietroburgo, Russia. Il giornale Novaya Gazeta racconta di strani suicidi di adolescenti, tra loro simili. E del loro social network, Vk.com, frequentato per lo più da ragazzi disadattati, molti con tendenze autolesioniste e suicide. È una comunità virtuale che aggrega il disagio, facendolo montare. Qui nasce la leggenda della sfida della balenottera blu, e dei ragazzi che dopo 50 step (gradini, tappe, prove) si ammazzano gettandosi dall’edificio più alto della città. Una bufala, con parvenze di credibilità perché fondata su fatti reali: i suicidi si sono verificati; sempre, in questi casi, gli adulti si chiedono perché e cercano una spiegazione che plachi la loro ansia; il gioco condotto da un perfido master manipolatore di coscienze è una spiegazione che funziona, solletica la fantasia come tutti i misteriosi complotti sanno fare e, a poco a poco, viaggia nel web oltre i confini russi.
Una bufala, dunque. Ma potente. Appare sulla scena il griefer, colui che si ritiene superiore, intelligentone, scaltro e, inventando notizie false, gode nel suggerire comportamenti sciocchi a quelle che considera persone stupide. La Blue Whale funziona alla perfezione: il griefer, individuo spregevole dalla personalità disturbata e delirante, induce ragazzini fragili a giocare a un gioco che da invenzione rischia di tramutarsi in realtà. Rischia soltanto, per ora. Nelle ultime ore abbiamo saputo di una diciassettenne di Cosenza fermata in tempo, al pari di una tredicenne friulana e di una quindicenne di Fiumicino. In tutti i casi, amici o insegnanti hanno notato strani tagli autoinflitti sulle braccia, alcuni simili al disegno di una balenottera apparso sul web. La Polizia postale dell’Emilia Romagna indaga e invita i genitori a vigilare.
Un diciannovenne biellese, già coinvolto in spaccio di droga, insomma un giovanotto con parecchi problemi è stato indagato: pare che abbia indotto alcuni ragazzini a giocare. In Russia hanno arrestato un certo Philipp Budeikin: in effetti aveva lanciato il gioco «per liberare il mondo – avrebbe spiegato – da individui deboli e sciocchi», insomma chi avesse creduto alla bufala. Un 'purificatore' della società, sic. Chiaro il meccanismo? La bufala diventa realtà (be’, fortunatamente quasi: finora nessuna vittima accertata, in Italia) approfittando della complicità di chi non sembra veder l’ora di crederci, un po’ come le profezie che si autoavverano perché una o più persone, suggestionate, mettono in atto una serie di comportamenti che fanno realizzare la profezia. Un meccanismo semplice e perverso.
Ragazzi autolesionisti che si tagliuzzano il corpo, soprattutto le braccia, ce ne sono sempre stati; che alcuni, in una particolare stagione della propria vita, vengano sfiorati dal pensiero del suicidio è una realtà (per fortuna quasi tutti abbandonano presto quell’intento insano).
La leggenda della balenottera è capace di aprirsi un varco nell’immaginazione di alcuni di costoro, innescando l’effetto Werther: se mi suicido secondo le modalità del gioco, avrò quella visibilità che nella vita non ho, e a cui aspiro. E gli adulti? Semplici tagli sulle braccia possono essere interpretati come prova della partecipazione al gioco. Idem per alcuni tentativi di suicidio, anche se diversi dal gettarsi dal grattacielo. La sindrome della balena spiaggiata cresce.
Ne fa le spese anche chi non c’entra niente, come un locale delle Cinque Terre, il Balena Blu Wine & Food, e una app sulle immersioni subacque, che hanno visto i loro siti presi d’assalto da cittadini inferociti: 'assassini, vermi, dovete morire', eccetera. Il vero gioco è fatto: ouroboros, il serpente che si mangia la coda, ci divora assieme a se stesso. Tutti? No, soprattutto gli analfabeti digitali. Internet è un oceano meraviglioso e mortale, per chi non sa navigare né nuotare, e si avventura al largo tutto solo, con sfrontata incoscienza e con gli squaligriefer in agguato.