Le truppe turche e le milizie loro alleate no si preoccupano della popolazione
L'avanzata prosegue dell'esercito di Ankara prosegue
Con i turchi avanzano le milizie islamiste, alleate fedeli
Alla gente non resta che allontanarsi
Nella sola città di Hasakeh, per fare un esempio, in tre giorni sono arrivate 60mila persone in fuga dal conflitto
Si calcola che almeno 200mila persone siano già sfollate, ma l'invasione è solo all'inizio
Per questa famiglia non è una gita. Il futuro è incerto
In tanti hanno lasciato tutto
Qui non c'è più nulla e la vita è in pericolo
Chissà quale futuro attende questi bambini
Intanto le carceri nelle zone di guerra si sono svuotate, anche quelle dei terroristi del Daesh (Isis) come questa
I combattimenti continuano
e sono feroci
Militari turchi su un carro armato americano
I soldati di Ankara procedono velocemente nell'attacco terrestre
e sono ben equipaggiati, in gran parte grazie alla tecnologia occidentale
Per chi fugge si prospetta un campo profughi. Ma dopo 8 anni di guerra in Siria anche la speranza è al collasso
Ecco un nuovo campo profughi. Triste come tutti gli altri
Come ricorda l'Oxfam un'emergenza particolare è rappresentata dalla carenza d'acqua
Ci sono anche molti bambini
e quindi l'acqua è necessaria anche per prevenire malattie
L'Unicef sta cercando di portare beni di prima necessità nell'area
Dove è possibile si celebrano i funerali
Il dolore è uguale ovunque
Oltre a centinaia di vittime, che nessuno riesce a contare con precisione, è in corso un nuovo esodo di civili. Oltre 200mila, si calcola. E 73 organizzazioni umanitarie, tra cui Oxfam, che compongono il “Syria International NGO Regional Forum” (Sirf), lanciano un appello urgente alle parti in conflitto e alla comunità internazionale per garantire la protezione dei civili, un immediato cessate il fuoco e l’accesso agli aiuti per la popolazione. Secondo le stime delle Nazioni Unite 400mila persone almeno avranno bisogno di aiuti umanitari immediati nelle prossime settimane. Si sono registrati anche attacchi ai convogli di sfollati oltre ai duri bombardamenti dei centri urbani. Chi fugge deve anche evitare le mine disseminate in passato dal Daesh e gli operatori umanitari sempre più esposti a gravi rischi, per la mancanza di corridoi umanitari sicuri.