In Senegal, come nel resto dell’Africa, le donne sono il centro della vita e dell’economia familiare: ricoprono un ruolo chiave, si occupano dell’alimentazione, della produzione di cibo, dell’educazione dei figli. Ma quasi mai hanno voce in capitolo e sono escluse dai processi decisionali, economici e gestionali.
È soprattutto a loro che è rivolto il progetto Crea, Creation d’emplois dans l’agriculture (Creazione di opportunità di lavoro in agricoltura) realizzato dalla Ong Green Cross Italia e finanziato dal ministero dell’Interno, che ha coinvolto circa 2.000 giovani in un percorso di emancipazione grazie a corsi di formazione sulle tecniche agricole, commercializzazione e mantenimento degli impianti fotovoltaici. E ha fornito a 5 villaggi rurali della Regione di Matam sementi, attrezzi agricoli, essiccatori solari e kit per trasformare e conservare i frutti della terra. Ed in effetti ora il paesaggio arso dal sole è punteggiato da campi irrigati, orti e qualche frutteto.
Gli appezzamenti di terra, lavorati prevalentemente dalle donne con colture orticole, oltre a essere un aiuto contro la crisi alimentare, dimostrano ai giovani che un’alternativa all’emigrazione è possibile. Qui il famigerato “aiutiamoli a casa loro” acquista un senso diverso: vuol dire promuovere il diritto delle persone a restare nel proprio Paese. I successi di Crea sono stati presentati nel corso di un convegno conclusivo che si è tenuto nei giorni scorsi a Dakar dal titolo “Agricoltura familiare, cambiamenti climatici e migrazione. Prospettive e soluzioni di una sfida globale”.