Rifugiati etiopi fuggiti dai combattimenti nella regione autonoma etiope del Tigrai. Si intensificano gli scontri e si aggrava la crisi umanitaria a due settimane dall'inizio del conflitto tra governo federale etiope e quello regionale del Tigrai - .
Il premier etiope Abiy Ahmed ha detto che entro tre giorni l'esercito federale prenderà Macallè, il capoluogo tigrino. Il partito del fronte popolare per la liberazione del Tigrai, che guida la regione settentrionale etiope, ha ammesso che le truppe di Addis Abeba hanno conquistato "temporaneamente" i due importanti centri di Axum e Scirè - .
L'Etiopia accusa il Tplf di aver fatto saltare i ponti. Il blackout del web e della rete telefonica rende impossibile verificare le notizie. È certo invece che sono quasi 30mila i profughi già fuggiti in Sudan. E metà sono minori. In Sudan era da inizio secolo, ai tempi della guerra tra Etiopia ed Eritrea, che non si vedeva un simile esodo di profughi - .
Con le loro povere cose, spesso solo i vestiti, anziani, donne e bambini del Tigrai, in fuga da bombardamenti e violenze selvagge come quella che ha provocato l'eccidio di 500 civili a Mai Kadra, passano il confine dal varco di Hamdayet, nello stato di Cassala, da Lugdi nel Gedaref e da Aderafi, presa d'assalto lo scorso fine settimana - .
Secondo don Mosè Zerai almeno un terzo di loro sono eritrei in fuga dai 4 campi profughi che intorno a Scirè accolgono 100 mila persone fuggite in questi anni dall'Eritrea e che l'Acnur non riesce a raggiungere per il blocco delle strade. E se non torna la pace si dirigeranno verso la Libia - .
Secondo l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati la grande fuga dalla regione settentrionale etiopica verso il Sudan è cominciata il 10 di novembre e in media hanno passato il confine 4000 persone al giorno, la metà dei quali donne e bambini - .
Martedì Il primo ministro etiope ha dichiarato via Twitter che l'Etiopia è pronta ad "accogliere e reintegrare" le migliaia di cittadini fuggiti da combattimenti e violenze, promettendo che i militari dell'esercito federale - gli stessi che li hanno messi in fuga in un crescendo di violenza oscurata dal blackout della rete e dei telefoni - daranno loro protezione e sostegno umanitario - .
Ma le organizzazioni umanitarie temono che il conflitto e le violenze etniche facciano crescere in poco tempo il numero dei fuggitivi. Proseguono intanto gli appelli internazionali alle parti per l'avvio del dialogo, finora respinti da Addis Abeba. Il ministro degli Esteri etiope ha però incontrato a Kampala e Nairobi il presidente ugandese Museveni e il presidente keniano Kenyatta - .
Anche il comitato che ha assegnato un anno fa il Premio Nobel per la pace a Stoccolma ad Abiy ha insolitamente espresso martedi preoccupazione chiedendo una risoluzione pacifica. Si teme che il conflitto possa portare a una "balcanizzazione" dell'Etiopia, mosaico etnico, e che possa estendersi, soprattutto dopo il bombardamento della capitale eritrea Asmara dello scorso sabato condannato dal Segretario di stato americano Pompeo, destabilizzando il Corno d'Africa - .