Trump nel suo primo discorso al Congresso, a Capitol Hill a Washington (Ansa)
Appelli all'unità, a perseguire uno scopo comune, a "trasformare la speranza in azione", rinnovando lo spirito dell'America. Così il presidente Donald Trump, nel suo primo discorso davanti al Congresso ha delineato un'agenda ambiziosa all'insegna dell'ottimismo. Ma anche dell'esclusione dei più deboli, i migranti che premono da Sud e i profughi dal Medio oriente, nel nome di un'America «pronta a guidare il mondo». Nell'interesse statunitense, ha precisato Trump, che non necessariamente coincide con quello planetario.
Investimenti per 1.000 miliardi e muro con Messico
"Il tempo delle battaglie futili è alle nostre spalle. Il tempo del pensare in piccolo è finito. Da questo momento in poi l'America sarà spinta dalle nostre aspirazioni e non bloccata dalle nostre paure. Sono qui per un messaggio di forza e unità che arriva dal profondo del mio cuore", ha dichiarato il presidente. E ha iniziato con il condannare le minacce e gli atti di vandalismo contro i centri ebraici. Ha poi promesso una riforma fiscale "storica", ha chiesto investimenti per 1.000 miliardi di dollari per le infrastrutture e ha garantito la costruzione "di un grande grande muro" al confine con il Messico. Ha assicurato che "l'esercito avrà tutti i mezzi per prevenire nuove guerre" e che saranno costruite nuove alleanze internazionali, fermo restando il sostegno "forte" alla Nato.
«Gli Stati Uniti pronti a guidare il mondo»
"Oggi stiamo assistendo al ritorno dello spirito americano. I nostri alleati sapranno che l'America è ancora una volta pronta a guidare il mondo, tutte le nazioni del globo, amici e nemici, sapranno che l'America è forte, l'America è orgogliosa, l'America è libera", ha dichiarato Trump annunciando l'inizio di "un nuovo capitolo della grandezza americana".
Terrorismo: misure forti contro l'islam radicale
"L'America non sarà una testa di ponte per il terrorismo. Non possiamo consentire alla nostra nazione di diventare un luogo protetto per gli estremismi", ha avvertito Trump annunciando "misure forti" per mettere il Paese al sicuro "dal terrorismo radicale islamico". Citando gli attentati in Belgio e in Francia, ha definito "incoscienza e non compassione" permettere ingressi indiscriminati da Paesi dove non vengono fatti adeguati controlli. "Lavoreremo con i nostri partner, compresi gli amici e gli alleati del mondo musulmano - ha precisato- per eliminare questo vile nemico dal nostro pianeta".
Immigrazione «basata sul merito»
"Credo che una riforma dell'immigrazione vera e positiva sia possibile se ci concentriamo sui seguenti obiettivi: aumentare i posti di lavoro e i salari degli americani, rafforzare la nostra sicurezza nazionale e ripristinare il rispetto delle nostre leggi", ha detto Trump, proponendo una riforma basata sul merito. "Se adotteremo un sistema basato sul merito ne trarremo molto vantaggio: saremo in grado di risparmiare tantissimi soldi, di aumentare le retribuzioni e di aiutare le famiglie in difficoltà comprese quelle degli immigrati", ha osservato il presidente citando il Canada e l'Australia come modelli. L'obiettivo di Trump sarebbe quello di una legge di riforma dell'immigrazione "di compromesso", volta a garantire uno status legale a quegli immigrati clandestini che non hanno commesso crimini.
Sanità: cancellare e sostituire l'Obamacare
"Invito repubblicani e democratici a lavorare insieme persalvare gli americani dalla disastrosa Obamacare che sta implodendo", ha affermato Trump chiedendo al Congresso di "cancellare e rimpiazzare" la riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama.
Nuovo Muslim Ban, ma non per gli iracheni
Secondo indiscrezioni di stampa, è prevista per oggi la firma di Trump sul nuovo decreto sugli ingressi in Usa da Paesi a rischio terrorismo. Dopo lo stop in tribunale del Travel Ban (subito rinominato Muslim Ban perché di fatto impediva l'ingresso a chi arrivava da 7 Paesi musulmani), il nuovo decreto del presidente dovrebbe bloccare temporaneamente le richieste di visto provenienti da 6 e non 7 Paesi: Siria, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. Dalla lista sarebbe infatti escluso l'Iraq.