Nessuno Stato da solo è in grado di farcela. Per fronteggiare un crimine organizzato sempre più transnazionale, la risposta è unire le forze e le esperienze in un patto operativo. Ed è con questo spirito che nasce El Paccto, il programma europeo a guida di Francia, Spagna, Italia e Portogallo (e con il nostro Paese capofila) che offrirà assistenza tecnica nel campo del contrasto al crimine in 18 Paesi dell’America Latina.
Perciò per i prossimi cinque anni, anche attraverso il lavoro svolto dall’Organizzazione internazionale italo-latinoamericana (Iila) che rappresenterà il nostro Paese, verrà rafforzata la cooperazione su «tre pilastri»: la giustizia, la polizia e il sistema penitenziario, coordinato anche quest’ultimo dall’Italia. Un piano, partito ufficialmente il 15 giugno, presentato ieri mattina al Senato, che si basa soprattutto sulla «comproprietà» del metodo, l’approccio «su misura» e la valorizzazione delle buone pratiche già esistenti nei due continenti. Di fronte ad una «globalizzazione della criminalità», l’unica arma è «l’azione coordinata, la globalizzazione della legalità». Il presidente del Senato, Piero Grasso, ricorda come «le gravissime fratture geopolitiche e la dissoluzione di strutture politiche e istituzionali» abbiano creato dei «vuoti colmati da poteri informali, criminali e terroristici» non controllabili dalle singole nazioni che «impongono un’azione delle comunità internazionale a diversi livelli».
La strada della «globalizzazione del diritto penale» è quella necessaria anche per il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che punta sulla maggiore «diplomazia giuridica» fra gli Stati. Perché è proprio questa che «precede logicamente e cronologicamente la cooperazione giudiziaria e di polizia», uno dei pilastri dell’assistenza tecnica di El Paccto. Accanto a quella penitenziaria, su cui dovrà essere «concentrato ogni sforzo », continua il Guardasigilli, perché la sfida delle condizioni del sistema penitenziario latino americano lo richiede. E il ruolo dato all’Italia in questo settore «è il riconoscimento a livello internazionale della nostra grande competenza», aggiunge il segretario generale del Maeci, Elisabetta Belloni. Di certo poi c’è la necessità di «un’azione rapida e coordinata delle autorità », è il ragionamento da cui parte il viceministro degli Esteri, Mario Giro intervenendo nella sala Zuccari, ed El Paccto perciò si presenta come «un patto d’azione» in cui polizia, magistratura e polizia penitenziaria «lavorano effettivamente insieme », dando un appoggia alla strategia di sicurezza già avviata in Sud America.
El Paccto è un’evoluzione su larga scala dei progetti finanziati dalla Farnesina in quel Continente, portati avanti negli scorsi anni proprio dal-l’Iila. Per questo «è un programma strategico – ripete quindi il segretario generale dell’Organizzazione internazionale italo latino americana, Donato Di Santo – che s’inserisce nell’agenda degli obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile».