mercoledì 1 giugno 2022
Con 30mila casi ogni anno, il governo ha dichiarato lo stato d'emergenza in alcune province. L'impegno di Medici senza frontiere per prevenzione, diagnosi e cure
La tubercolosi è tra le principali cause di morte in Papua Nuova Guinea

Leanne Jorari/Msf

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Con 30.000 casi riportati ogni anno, la Papua Nuova Guinea ha uno dei più alti tassi di prevalenza di tubercolosi al mondo (dato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità). Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza in diverse province. L'organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere (Msf) è impegnata a rafforzare la prevenzione, la diagnosi e il trattamento della tubercolosi.

Nella capitale Port Moresby, la squadra di Msf, in collaborazione con il ministero della Salute, fornisce diagnosi e cure in una clinica del Gerehu General Hospital e nella Six Mile Clinic, di recente apertura, e svolge campagne di sensibilizzazione per prevenire il contagio.

Leanne Jorari/Msf

Dopo il Covid, è la malattia infettiva che uccide di più nel mondo

Tra le più antiche malattie conosciute al mondo, la tubercolosi è prevenibile e curabile. Nonostante ciò, resta la seconda malattia infettiva più letale dopo il Covid-19 e si stima che, a livello globale, un ammalato su tre non venga diagnosticato. La tubercolosi si diffonde in aree sovraffollate attraverso goccioline che si disperdono nell’aria. Le persone colpite manifestano spesso gravi sintomi, tra cui forte tosse, dolore toracico, estrema debolezza, perdita di peso improvvisa, febbre.

Leanne Jorari/Msf

I rischi di cure interrotte o incomplete

L’80% dei cittadini della Papua Nuova Guinea vive in aree rurali dove il numero di strutture sanitarie è limitato e molti pazienti devono percorrere distanze considerevoli, spesso a piedi, per raggiungere i centri sanitari. Inoltre gli equivoci sulle cause della malattia, spesso attribuite a riti di stregoneria, rischiano di provocare stigma e discriminazione.

“La tubercolosi richiede una terapia lunga e complessa. I pazienti devono assumere il corretto dosaggio dei farmaci, al momento giusto e per la durata prevista. Per molti, questo può significare prendere le medicine ogni giorno per almeno sei mesi” dichiara Nelly Akai, operatrice Msf, che lavora con la comunità locale. “È comune che i pazienti smettano di prendere le medicine quando iniziano a sentirsi meglio, nonostante la malattia potrebbe non essere ancora completamente debellata. Questo può portare alla resistenza ai farmaci e, potenzialmente, alla comparsa di nuovi ceppi più difficili da trattare”.

Leanne Jorari/Msf

La resistenza si sviluppa di solito a causa di una gestione inadeguata della malattia, che comprende regimi di trattamento scorretti o il mancato completamento del ciclo di cura.

Nel tentativo di ridurre l’abbandono della terapia, a Port Moresby il team di Msf effettua visite a domicilio in particolare in alcuni insediamenti urbani molto popolati e caratterizzati da scarse condizioni igieniche.

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L'impegno di Medici senza frontiere

“Affrontiamo anche le false credenze sulla malattia. Parliamo con i leader delle comunità e cerchiamo di coinvolgerli nella ricerca attiva dei nuovi casi che poi trasferiamo nelle cliniche. Se qualcuno tossisce da due o più settimane forniamo contenitori per la raccolta di espettorato, analizziamo i campioni, e ai positivi offriamo immediatamente una terapia” spiega Waru Biramo, operatore di Msf. “La ricerca attiva di nuovi casi è particolarmente importante perché molte persone preferiscono evitare le file alle cliniche per eseguire il test”.

La clinica per la tubercolosi di Gerehu utilizza il rivoluzionario dispositivo GeneXpert, in grado di analizzare la presenza di batteri della tubercolosi in meno di due ore e di rilevare la resistenza ai fluorochinoloni (un farmaco fondamentale per la cura), aiutando così a diagnosticare anche forme resistenti ai farmaci. In passato, i campioni dovevano essere inviati in Australia, con ripercussioni sui tempi e sui costi.

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