Reti social e reti tribali alleate, di fronte all'indifferenza della comunità internazionale, per contrastare la carestia che rischia di far morire centinaia di migliaia di persone in Somalia. Il ritardo negli aiuti internazionali e l'insufficienza della risposta al problema della carestia ha infatti indotto i somali - all'interno del Paese e all'estero – a trovare nuove meccanismi di sostegno alle comunità. Ed il più oliato sembra essere quello che combina l'utilizzo di Whatsapp e delle reti di rapporti tribali che da sempre regolano e tengono insieme la società del Paese.
Ecco come funziona: di fronte all'emergenza carestia i membri ogni clan, talvolta molto numeroso, aprono una chat collettiva su Whatsapp, fanno l'inventario delle famiglie interne al gruppo che hanno più urgente bisogno di aiuto e decidono quanti nuclei possono sostenerle, sulla base del calcolo che ognuna di esse ha bisogno di circa 60 dollari al mese. La somma finisce in un conto bancario della Dahabshiil, la compagnia internazionale per il trasferimento di denaro creata nel 1970 da un imprenditore somalo, e inviano sulla chat la foto della ricevuta di avvenuto versamento. A quel punto un comitato di cinque persone preleva i soldi dal conto e compra i beni necessari alle famiglie, di solito riso, latte in polvere e acqua.
"I gruppi su Whatsapp per il sostegno alle famiglie si sono diffusi molto rapidamente. Qualcuno mi ha aggiunto, allora io ho aggiunto un altro e in pochissimo tempo eravamo già centinaia di persone ad utilizzare questa formula. Qui tutti si preoccupano del proprio clan. Così facendo, almeno siamo sicuri di prenderci cura delle persone che conosciamo", spiega Jamal Abdi Sarman, somalo, che lavora in una organizzazione umanitaria. Del network fanno parte molti membri della ampia diaspora somala, soprattutto in Canada, dove abitano circa 45mila somali. Chiaramente, i clan più ristretti o con meno connessioni all'estero sono quelli che usufruiscono meno di questo sostegno, e il cui sostentamento è maggiormente nelle mani delle agenzie internazionali.
Secondo queste ultime in Somalia ci sarebbero circa 6,2 milioni di somali a rischio carestia. Secondo quanto ha riferito a Radio Mogadishu il presidente della Commissione regionale per la siccità, Abdirahman Mohamed Hussein, nella regione meridionale dell’Oltregiuba almeno 26 persone sono morte di fame solo nelle ultime 36 ore: servono subito nuovi aiuti. All’inizio del mese anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha visitato la Somalia lanciando un appello alla solidarietà internazionale. Sulla situazione di emergenza era intervenuto nei giorni scorsi Saad Ali Shire, ministro dell'autoproclamata Repubblica del Somaliland: "C'è un immediato bisogno di aiuti, sopratutto per quel che riguarda cibo, acqua e medici, che dovrebbe essere fornito nelle prossime due o tre settimane. Altrimenti andremo incontro ad una catastrofe".