Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il patriarca Tawadros II (Ansa)
«Giustizia sarà fatta». «L’Egitto non risparmierà alcuno sforzo per trovare i terroristi responsabili degli attachi ai cristiani della Domenica delle Palme». Abdel Fath al-Sisi si è assunto l’impegno solenne di fronte a Tawadros II. Nella cattedrale del Cairo di Abassiyya, il presidente ha voluto porgere di persona le condoglianze al Patriarca copto-ortososso. E assicurargli che lo Stato è determinato a combattere il terrorismo, fino a sradicarlo. Parole accolte con «gratitudine» da Tawadros. Che ha ribadito che «il terrorismo non riuscirà a dividere il popolo egiziano». L’amicizia e l’unità – ha sottolineato – «sono l’unico mezzo per mantenere la stabilità del Paese e sconfiggere i seminatori d’odio». Poco prima, il ministero dell’Interno aveva identificato il kamikaze che, domenica, ha ucciso 17 persone ad Alessandria, poco dopo l’attacco a Tanta, con 29 vittime. Il killer – indicato nella rivendicazione del Daesh come Abu al-Baraa al-Masry – si chiamava in realtà Mahmoud Hassan Mubarak Abdullah, 30 anni, era impiegato in una società petrolifera a Suez ed era già ricercato per terrorismo. Il cognato – Amr Saad Abbas Ibrahim – era tra i fondatori della cellula che ha colpito alla chiesa copto-ortodossa di San Pietro e Paolo del Cairo, l’11 dicembre scorso.
«Ho visto il patriarca Tawadros tre giorni fa. Erano trascorse meno di 48 ore dalle orribili stragi di Tanta e Alessandria. In quest’ultima città, la bomba è scoppiata mentre il Patriarca celebrava la Messa. I media ne avevano ritratto il volto sofferente. Invece, l’uomo che mi sono trovato di fronte martedì emanava serenità. La stessa di sempre. È stata una grande lezione. Di vita e di fede». Anche monsignor Bruno Musarò, nunzio apostolico in Egitto, non perde l’affabilità nonostante la tensione degli ultimi giorni. Prima del colloquio, appe- na rientrato dalla celebrazione della Messa crismale del Giovedì Santo, ci tiene a scusarsi del «ritardo». «Sa è un periodo complicato», si giustifica, come se ce ne fosse bisogno. Al dolore per il massacro della Domenica delle Palme si somma la maratona di impegni della Settimana Santa. E la definizione degli ultimi dettagli del viaggio papale. Martedì, il vescovo era nella delegazione delegazione vaticana incaricata di portare al Patriarca copto-ordosso il cordoglio e la solidarietà di Francesco e di Benedetto XVI. «Tawadros era commosso per questo gesto squisito e non vede l’ora di poter ringraziare il Papa personalmente».
L’incontro con il Patriarca copto-ortodosso sarà uno dei momenti clou del prossimo viaggio di Bergoglio.
Sarà una riunione fra amici. Che rafforzerà ulteriormente quel cammino di fratellanza cominciato il 10 maggio 2013. Allora Tawadros – da poco eletto, proprio come Francesco – si recò in Vaticano. Per i cristiani d’Egitto, l’importanza del momento è stata tale che le comunità coptoortosse e copto-cattoliche, ogni anno, celebrano la data con una festa comune. La «festa dell’amicizia tra Tawadros e Francesco », appunto.
Il coraggio mostrato da Tawadros riflette quello dei cristiani egiziani...
Io direi dell’intero popolo egiziano. La mattanza ha causato sgomento nei fedeli. Sia i copti ortodossi sia quelli cattolici, però, hanno reagito con grande dignità. E lo hanno fatto anche gli islamici. Dalle principali istituzioni politiche e religiose alle persone comuni, tutti ci hanno espresso solidarietà e affetto. Con le parole e i fatti. Tanti musulmani hanno immediatamente soccorso i feriti dopo le esplosioni.
Nel mondo dilaniato dalla «terza guerra mondiale a pezzi», dall’Egitto ferito arriva quindi anche messaggio di pace?
Non a caso, il motto scelto per il pellegrinaggio di Francesco è «il Papa della pace nell’Egitto della pace».
Dopo i massacri, c’è stato un momento in cui la Santa Sede ha pensato di annullare il viaggio?
Appena saputo della carneficina, ce lo siamo chiesti in tanti. La risposta del Pontefice è stata immediata e inequivocabile: il viaggio non è in discussione. Un gesto molto apprezzato dal governo egiziano e dai fedeli. La presenza di Francesco sarà un potente messaggio di riconciliazione e, soprattutto, speranza. Ci sarà pure una «coincidenza provvidenziale».
A che cosa si riferisce?
La Messa pubblica sarà sabato mattina. Non sarebbe vespertina ma il Papa ha dato il permesso che si celebri la terza domenica di Pasqua. In cui il Vangelo racconta l’incontro del Risorto con i discepoli di Emmaus. Anche questi ultimi erano abbattuti per la crocifissione del Maestro. Gesù mostra, però, loro che il male non ha mai l’ultima parola. Non poteva esserci brano più adatto per questo momento doloroso.