Gli ultimi attacchi sferrati dal
New York Times contro la Chiesa cattolica, e contro l’attuale pontefice in particolare, non nascono dal nulla. Ma si inseriscono in una linea editoriale ben definita, sostanzialmente ostile. Ne fa fede un episodio risalente allo scorso autunno, che vale la pena ricordare. È accaduto che l’arcivescovo Timothy M. Dolan, ha chiesto al giornale della sua città di ospitare una sua opinione. Ma il grande quotidiano liberal – ma forse non molto liberale – gli ha risposto picche. Non l’ha pubblicato. E così il presule l’ha messo in rete. Monsignor Dolan, arcivescovo di New York dal febbraio 2009, è un ecclesiastico universalmente apprezzato per la bonomia e il carattere affabile. Ma ama parlare chiaro, chiamando le cose col proprio nome. E così faceva nel commento cestinato dal
Nyt. Commento, che conserva tutta la sua attualità, perché riguarda il fenomeno dell’«anticattolicesimo» negli Usa, sul fatto che «non è un iperbole definire il pregiudizio contro la Chiesa cattolica un passatempo nazionale». Dopo aver citato alcune riflessioni autorevoli su questo anti-cattolicesimo – quelle di Arthur Schlesinger jr («il più profondo pregiudizio nella storia del popolo americano»), di John Higham («la più rigogliosa, tenace tradizione di agitazione paranoica nella storia americana»), di Paul Viereck («l’antisemitismo della sinistra») e di Philip Jenkins («l’ultimo pregiudizio accettabile») – Dolan punta il dito su alcuni esempi di questa «slealtà» (
unfairness)contro la Chiesa cattolica» prendendoli proprio dalle cronache del
Nyt. Accusa il quotidiano di utilizzare un criterio di «oltraggio selettivo» nel trattare la questione dei casi di abusi sessuali contro i minori.Osservando ad esempio il modo più soft adottato nel trattare uno scandalo scoppiato nella comunità ebrea ortodossa di Brooklyn («il
Nyt non ha domandato quanto richiesto incessantemente, occupandosi dello stesso tipo di abusi da parte di una piccola minoranza di preti: rilascio dei nomi degli accusati, riduzione della prescrizione, investigazioni esterne, accesso agli archivi, trasparenza totale»).O il fatto che il
Nyt ha sostanzialmente ignorato studi e notizie d’agenzia sul fenomeno degli abusi nelle scuole pubbliche. Dolan segnala anche il modo ostile con cui il giornale ha trattato il documento vaticano dedicato agli anglicani che vogliono unirsi a Roma. E termina la sua carrellata di esempi con un commento «violento e scurrile» nei confronti della Chiesa e del Papa firmato dalla
columnist Maureen Dowd: «Il suo pregiudizio – scrive Dolan –, mentre può essere appropriato per il giornale del movimento (xenofobo e nativista,
ndr) Know-Nothing degli anni ’50 del XIX secolo,
The Menace, non ha posto in una pubblicazione importante oggi».Gli articoli citati da Dolan erano usciti nel giro di un paio di settimane, lo scorso ottobre. Alla risposta di Dolan, diffusa nel suo blog diocesano, rispose con una lettera aperta le responsabile dell’informazione religiosa del
Nyt, Laurie Goodstein (autrice anche del servizio con cui si è cercato di infangare anche il Papa nella storia di un prete "pedofilo" di Milwaukee), che si disse «disturbata» per gli argomenti usati dal presule, contestandone alcuni. Ma i lettori del
New York Times l’opinione dell’arcivescovo della propria città non l’hanno potuta leggere.