mercoledì 9 agosto 2023
L’“obiettivo 100” è stato fissato nel 2021 dal G7: la sfida degli scienziati è riuscire a fermare i virus con un vaccino ad hoc entro cento giorni dall’identificazione
C’è un laboratorio che si prepara alla pandemia prossima ventura

Ansa

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Il Covid-19 continua a circolare e a mutare ma non fa più paura come tre anni fa. Il Regno Unito si prepara allora alla prossima pandemia. Nel Wiltshire, a nord di Salisbury, è stato appena inaugurato il nuovo Centro di sviluppo e valutazione dei vaccini. Un hub ad alta tecnologia conto i virus e superbatteri del futuro. Qualunque sia la loro natura, la sfida degli scienziati britannici è riuscire a fermarli con un antidoto ad hoc entro cento giorni dall’identificazione.
L’”obiettivo 100” non è nazionale. È stato fissato dal G7 del 2021 nell’ambito dei piani di prevenzione di altre pandemie devastanti come quella di coronavirus. I britannici, pressati dalla necessità di porre rimedio agli «errori» che l’inchiesta in corso sulla gestione del Covid-19 ha cominciato a mettere a fuoco, lo hanno solo fatto proprio. La speranza (e l’ambizione) di non farsi più trovare impreparati è rimessa in un laboratorio allestito dall’Agenzia per la salute e la sicurezza (Ukhsa) presso il campus di Porton Down, un parco scientifico di quasi 3mila ettari che comprende anche gli istituti di ricerca top-secret del Ministero della Difesa.
È lo stesso sito dove nel 1916 fu fondata la stazione sperimentale del Dipartimento per la Guerra chiamato a testare soluzioni con cui rispondere ad eventuali attacchi al cloro della Germania. Nei frigoriferi di Porton Down, oggi, vengono conservati i virus – vivi – di malattie tremende come ebola. I ricercatori qui impiegati sono gli unici del Paese autorizzati a maneggiare gli agenti nervini, come antrace e Sarin, necessari a sintetizzarne gli antidoti. Il nuovo centro conta 200 addetti assegnati a 100 progetti. Si studia la febbre emorragica di Congo-Crimea, contro cui il vaccino ancora non c’è, che, complice il cambiamento climatico, potrebbe diffondersi oltre l’Africa e i Balcani. Osservati speciali sono anche l’influenza aviaria, il vaiolo delle scimmie, la febbre di Lassa Fever e il Nipah.
«Teniamo d’occhio – ha spiegato Jenny Harries, direttore esecutivo dell’Agenzia che sovraintende il centro – tutti gli agenti patogeni che conosciamo». I virus per i quali non è stato ancora trovato un vaccino e quelli, come l’influenza e coronavirus, per i quali l’immunizzazione potrebbe essere migliorata. Analizzarli e monitorarli è essenziale per cercare di prevedere, attraverso modelli statistici, come si evolveranno. Solo così è possibile avere antidoti tempestivi ed evitare i lockdown. Harries è convinta, e non è l’unica, che il Covid-19 non è irripetibile. Certo, è stato il più grave incidente di salute pubblica in cento anni ma, ha messo in guardia, il futuro ci riserva «un’ondata crescente» di rischi simili.
Il nuovo laboratorio è stato allestito con macchinari di ultima generazione, associati ognuno a un personaggio della saga Star Wars, che consentono di testare più di 3mila campioni alla settimana. Prima della pandemia la capacità massima era di 100. Di lavoro ce n’è. Tra i progetti più ambiziosi c’è quello che riguarda le cosiddette «malattie X», innominabili perché ancora sconosciute all’umanità. Una categoria che evoca scenari di fiction ma che è reale. Nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha inserita nella lista ufficiale dei patogeni a più alto rischio pandemico.

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