È stata rinviata probabilmente alla fine di novembre, a causa di uno sciopero dei lavoratori del settore giudiziario, la sentenza del processo contro il missionario passionista padre Mario Bartolini, 72 anni, originario di Roccafluvione (Ascoli Piceno), parroco di Barranquita (vicariato di Yurimaguas), del giornalista Geovanni Acate e di altri dirigenti della società civile della provincia di Alto Amazonas (regione di Loreto). Lo annuncia la Coordinadora Nacional de Radio, il coordinamento nazionale delle radio, impegnato nella difesa dell’ambiente e dei diritti umani. Il missionario, in Perù da 35 anni, è accusato di «istigazione alla ribellione contro l’ordine pubblico» nell’ambito della maxi-mobilitazione indigena del maggio-giugno 2009, culminata nei sanguinosi scontri di Bagua tra manifestanti e polizia nazionale contro la politica di sfruttamento delle risorse naturali. Le violenze provocarono 33 morti (23 poliziotti e 10 indigeni), di cui secondo la pubblica accusa, sarebbero “istigatori” i dirigenti locali sotto processo. Padre Bartolini ha sempre difeso i popoli indigeni e i contadini, che non sempre posseggono i titoli legali, dall’avanzata della multinazionale dell’agrobusiness “Romero”, che vuole sottrarre alla popolazione terre e foreste per destinarle alla produzione di biodiesel.In un precedente processo era stato assolto. Insieme con altre tre persone, il missionario rischia 12 anni di carcere e l’espulsione dal Perù. Secondo il suo difensore, l’avvocato Constante Dias, «una eventuale condanna comprometterebbe l’immagine di indipendenza del potere giudiziario e creerebbe un brutto precedente nell’amministrazione della giustizia in Perù». Vorrebbe dire, cioè, che «si sta politicizzando una sentenza», perché «sappiamo che c’è una forte pressione per difendere interessi politici ed economici». Solidale con padre Bartolini è tutto il mondo missionario: nei giorni scorsi hanno espresso l’auspicio di un’assoluzione, tra gli altri, il Cum di Verona (Centro di animazione missionaria), la rivista del Pime
Mondo e Missione, la Congregazione dei passionisti, e tanti missionari, enti locali, associazioni e amici. «Ho fatto solo quel che dovevo fare, e cioè difendere la nostra gente, soprattutto quella più umile», ha detto padre Bartolini, che in questi giorni è rimasto in contatto con il fratello gemello che vive a Roccafluvione. La Provincia di Ascoli Piceno nelle settimane scorse ha convocato un Consiglio inserendo all’ordine del giorno la delicata questione del Padre missionario.