Padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta - .
Sono stati liberati venerdì sera padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta, i due greco-cattolici arrestati dalle forze russe nel 2022 a Berdyansk. Il loro fermo era stato reso noto il 30 novembre 2022 dal vescovo ausiliare greco-cattolico di Donetsk, Maksim Ryabukha, il quale aveva denunciato la sparizione dei due sacerdoti redentoristi della parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria. Il vescovo ausiliare Ryabukha aveva chiesto alla comunità internazionale di intervenire «per fermare questa situazione e per rilasciare i preti il più presto possibile».
Papa Francesco ha reagito alla notizia con queste parole: ''Rendo grazie a Dio per la liberazione dei due sacerdoti greco cattolici. Possano tutti i prigionieri di questa guerra tornare a casa. Tutti i prigionieri tornino a casa '', ha ribadito nel nuovo appello nel qualeha ha detto di pensare "con dolore ai fratelli e alle sorelle che soffrono per la guerra. Pensiamo a tutte le popolazioni ferite, minacciate dai combattimenti: che Dio li sostenga nella lotta per la pace''.
La conferma alle prime notizie trapelate è giunta venerdì notte dal presidente Zelensky che su Telegram ha scritto: «Siamo riusciti a riportare altri dieci dei nostri dalla prigionia russa. Nonostante tutte le difficoltà. Nariman Dzhelal, vicepresidente del Mejlis del popolo tartaro di Crimea, è stato catturato in Crimea già nel 2021. Olena Pekh e Valery Matyushenko sono civili tenuti prigionieri dal 2017-2018. Bohdan Geleta e Ivan Levitskyi sono sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina, catturati a Berdyansk per aver resistito agli occupanti. Ci sono altri cinque civili che sono stati catturati sul territorio della Bielorussia e privati della libertà: Mykola Shvets, Natalia Zakharenko, Pavlo Kuprienko, Lyudmila Goncharenko e Kateryna Bryukhanova. Sono già stati tutti rilasciati e si trovano a casa, in Ucraina. Grazie a tutti coloro che hanno aiutato! Grazie al nostro team che lavora al rilascio dei prigionieri. Vorrei anche sottolineare gli sforzi del Vaticano per riportare a casa queste persone».
Padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta prima dell'arresto - .
(Nelle immagini sopra, padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta, prima dell'arresto e nei giorni scorsi alla vigilia della scarcerazione)
Il caso era stato sollevato ripetutamente dalla missione vaticana per l’Ucraina. L’inviato del Papa, il cardinale Matteo Zuppi, aveva più volte sollecitato il ritorno dei due redentoristi attivando i canali che già in precedenza hanno permesso di mettere in moto la rete che ha consentito il ritorno a casa di decine di bambini ucraini e lo scambio dei prigionieri. Modalità che hanno permesso di sbloccare l’empasse che teneva bloccati i due sacerdoti in una prigione sotto il controllo delle autorità russe.
“Questi due religiosi hanno deciso di restare con la loro gente nei territori temporaneamente occupati. Servivano sia la congregazione greco-cattolica che quella cattolica romana, portando una luce di speranza alle persone sotto occupazione”, aveva dichiarato Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk arcivescovo maggiore di Kyiv Halyč e capo della Chiesa greco cattolica, a capo della Chiesa greco cattolica ucraina.
''Papa Francesco ha contribuito personalmente alla liberazione dei nostri sacerdoti-redentoristi Bohdan e Ivan'' dalla prigionia russa. Lo sottolinea l'arcivescovo di Kiev, Sviatoslav Scevchuck all'indomani della liberazione dei due sacerdoti. ''Ci rallegriamo - dice l'arcivescovo maggiore - perché il Signore Dio ha preservato la vita dei nostri sacerdoti. In un momento di grande gioia, oggi, desidero esprimere la mia sincera gratitudine a tutti coloro che hanno fatto tutto il possibile affinché questo giorno, questo momento tanto atteso arrivasse. A nome mio e a nome di tutta la nostra Chiesa, vorrei esprimere la mia gratitudine al Santo Padre, Papa Francesco, che ha contribuito personalmente alla liberazione dei nostri sacerdoti-redentoristi Bohdan e Ivan. Nonostante i grandi ostacoli, dato che la loro prigionia è durata più di un anno e mezzo, gli sforzi della diplomazia vaticana hanno conseguito un risultato vittorioso''.
Shevchuck ringrazia tutta la diplomazia vaticana che si è spesa: ''Desidero ringraziare tutti i dipendenti delle strutture diplomatiche della Santa Sede, in particolare il Segretario di Stato Cardinale Parolin, e il Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che il Santo Padre ha incaricato a curare la liberazione dei catturati e dei prigionieri ucraini. Un ringraziamento speciale va anche a Mons. Visvaldas Kulbokas, Nunzio Apostolico in Ucraina.Oggi, rivolgiamo parole di gratitudine a tutti i fedeli della nostra Chiesa, ai milioni di ucraini che hanno pregato per la salvezza e la liberazione dei nostri sacerdoti''.
Come emerso con il ritorno a casa di numerosi bambini ucraini precedentemente trasferiti dalle autorità di occupazione verso la Crimea e la Russia, la missione del cardinale Zuppi è improntata ad aprire canali tra i due fronti stabilendo meccanismi condivisi che poi vengono utilizzati dalle parti, secondo il modello della “diplomazia umanitaria” che ha ottenuto la gratitudine delle autorità ucraine con la consegna di onoreficenze al presidente della Cei, Zuppi, e al segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin.
Con una nota del Segretariato dell'arcivescovo di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, è stata espressa sincera gratitudine alla Santa Sede per la liberazione dei due sacerdoti. Ha rivolto un ringraziamento speciale a Papa Francesco, al cardinale Pietro Parolin e all'intero corpo diplomatico del Vaticano. Un ringraziamento particolare e' stato indirizzato al cardinale Matteo Zuppi e all'arcivescovo Visvaldas Kulbokas, Nunzio Apostolico in Ucraina, per la loro mediazione. "Ciascuno di loro ha dato un inestimabile contributo personale affinche' questo evento diventasse realta'", si legge nella nota.
I negoziatori hanno mantenuto il massimo riserbo sull’operazione, e nei giorni scorsi anche inviati della presidenza russa si sono recati nella prigione dove i due sacerdoti erano trattenuti. Nei prossimi giorni verranno fornite maggiori chiarimenti sulle loro reali condizioni di salute e sul trattamento ricevuto durante la prigionia.
Inizialmente i redentoristi erano stati accusati di avere custodito alcune armi che sarebbero poi state utilizzate dalla resistenza ucraina contro le forze di occupazione russe. Le accuse sono sempre state respinte e il lavoro della “diplomazia umanitaria”, con il contributo anche della segreteria di Stato, ha permesso di chiarire le circostanze e facilitare il rilascio padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta che hanno raggiunto Kiev dopo alcune ore di viaggio all’interno dell’Ucraina, provenendo dai territori occupati. Ad accoglierli c’erano esponenti delle autorità di Kiev e il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas che in questi oltre due anni di guerra - la nunziatura vaticana non ha mai chiuso, neanche sotto i bombardamenti più intensi - gli hanno fatto guadagnare a riconoscenza e la considerazione della leadership ucraina.