Fermoimmagine del Tg1 che mostra Litvinenko in ospedale - Ansa / Tg1
La Russia è responsabile dell'assassinio dell'ex spia Aleksander Litvinenko, avvenuto per avvelenamento nel 2006 nel Regno Unito. L'ha stabilito la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo (Cedu). Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha bollato come "infondate" le conclusioni della Corte.
Ex agente del Kgb divenuto acerrimo critico del presidente Vladimir Putin, Litvinenko, 43 anni, era fuggito in Gran Bretagna. Al Millennium Hotel di Londra fu avvelenato bevendo tè verde "corretto" con il polonio 210, potente isotopo radioattivo. Morì in ospedale 22 giorni dopo.
A ricorrere alla Cedu è stata la moglie di Litvinenko sostenendo che il marito è stato ucciso da persone che hanno agito per conto del governo russo, o comunque con la connivenza e l'aiuto delle autorità russe, e che queste ultime non hanno condotto un'inchiesta efficace per far luce sui fatti.
Con la sentenza odierna, che diverrà definitiva tra 3 mesi se le parti non chiederanno e otterranno un secondo esame, i giudici di Strasburgo le hanno dato pienamente ragione. La Cedu afferma che "esiste il forte sospetto che Andrey Lugovoy e Dmitriy Kovtun, gli uomini che hanno avvelenato Litvinenko, abbiano agito in qualità di agenti del governo russo".
La Corte sottolinea a tale proposito che "il governo russo non ha fornito alcuna altra spiegazione soddisfacente e convincente degli eventi o capace di invalidare i risultati dell'inchiesta condotta dal Regno Unito". Nel condannare la Russia - anche per non aver condotto un'inchiesta sul suo territorio in grado di far luce sui fatti, e per non aver collaborato con Strasburgo durante la procedura - la Corte ha stabilito che Mosca dovrà versare 100mila euro per danni morali alla moglie di Litvinenko e altri 22mila e 500 per le spese legali.