sabato 22 luglio 2017
Lo “sciopero civico nazionale” convocato dall’opposizione venezuelana si è chiuso con un bilancio di cinque morti, oltre 360 arresti e scontri fra manifestanti
La protesta contro Maduro arriva a cento vittime
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Lo “sciopero civico nazionale” convocato giovedì dall’opposizione venezuelana si è chiuso con un bilancio di cinque morti, oltre 360 arresti e scontri fra manifestanti oppositori e forze dell’ordine che sono andati avanti anche l’altra notte, a Caracas e in altre città. Le vittime – che portano a 100 il numero dei morti nelle proteste contro Nicolas Maduro – erano due giovani morti a Los Teques, una zona popolare nell’hinterland di Caracas, altri due giovani a La Isabelica, nella periferia di Valencia, e infine un quindicenne deceduto nello stato di Zulia, nell’Ovest. I cinque sono stati uccisi da spari durante scontri fra manifestanti, forze dell’ordine e “colectivos”, i gruppi armati irregolari del chavismo che seminano il terrore nelle manifestazioni dell’opposizione. La procura ha aperto un’inchiesta sugli ennesimi episodi di violenza da quando il primo aprile sono iniziate le manifestazioni di protesta contro la decisione di Maduro di far eleggere un’Assemblea Costituente ed aver esautorato il Parlamento da quando alla fine dello scorso anno ne ha perso il controllo. Secondo il Foro Penale Venezuelano, una Ong locale, 367 persone sono state arrestate durante lo sciopero, la cifra più alta durante una sola giornata dall’inizio dell’attuale ondata di protesta anti-governativa.

Per il vicepresidente del Parlamento, Freddy Guevara, deputato dell’opposizione, «è stata raggiunta una cifra dell’85 per cento di adesione allo sciopero». Per Maduro, invece, la protesta ha avuto poco seguito. «Abbiamo vinto ancora una volta. Gli unici che possono paralizzare questo Paese sono i chavisti », ha detto il capo dello Stato. E' stata anche nel Paese una giornata di preghiera e digiuno, indetta dalla Chiesa locale di fronte alla crisi nazionale. «Siamo convinti che la preghiera sia uno strumento molto forte, molto potente e che dobbiamo pregare il Signore per la soluzione dei nostri problemi», ha sottolineato a Radio Vaticana il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas. Gli scontri di giovedì nella capitale Caracas (LaPresse)

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