Mentre i rappresentanti di 132 Paesi si riuniscono da oggi all’Onu per il secondo round di colloqui sulla messa al bando delle armi nucleari, una Commissione di disarmo delle Nazioni Unite ha presentato la prima bozza dell’accordo. L’intesa, vincolante, dovrà essere discussa e approvata al Palazzo di vetro di qui al 7 luglio.
Se la prima fase della conferenza, tenutasi a marzo, aveva impostato la cornice legale del trattato, ora i delegati potranno lavorare su un documento concreto, che, stando alla loro volontà comune, dovrà diventare un punto di riferimento nella sicurezza collettiva e nel diritto internazionale. Il testo, così com’è oggi all’avvio dei negoziati, vincola infatti i firmatari a «non usare mai armi nucleari» e a «mai sviluppare, produrre, altrimenti acquisire, possedere o inventare armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari». Impegni forti ai quali si aggiunge la promessa di non «eseguire alcuna esplosione di armi nucleari o qualsiasi altra esplosione nucleare ».
La bozza specifica anche che il trattato intende rafforzare e non sostituirsi alla normativa internazionale esistente tesa a porre fine alla diffusione e alla sperimentazione delle armi nucleari, come il Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari, in vigore dal 1970. Rispetto a quel primo strumento, però, questa volta le potenze nucleari e molti loro alleati (Italia compresa) hanno boicottato i lavori della Conferenza, definendo i suoi obiettivi irraggiungibili e minacciando di non rispettare l’accordo finale. Il gruppo dei dissidenti, Usa in testa, fa notare che è ingenuo disarmarsi quando altri Paesi, come la Corea del Nord, minacciano di lanciare missili nucleari ai loro nemici.
Queste nazioni credono che la deterrenza sia il modo migliore per impedire l’uso delle armi nucleari, ma i sostenitori del Trattato rispondono che la pressione politica e morale di un bando internazionale sarebbe tale da isolare i detentori di armi atomiche, costringendoli a riconsiderare la loro posizione. I Paesi riuniti e le Organizzazioni non governative riunite al Palazzo di vetro sottolienano anche che strategie simili sono state seguite con successo in passato per giungere al divieto globale di altre armi indiscriminate o di ordigni di uccisione di massa, come le armi chimiche, le bombe a grappolo e le mine terrestri.