Juncker torna a bacchettare la Gran Bretagna: sui piani per il divorzio dall'Europa ancora non ci siamo. "Ho letto con l'attenzione dovuta tutti i documenti del governo britannico, ma nessuno di questi mi ha davvero soddisfatto. C'è un enorme numero di questioni che resta da risolvere" ha detto il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker parlando alla conferenza degli ambasciatori a Bruxelles. "Non si tratta solo della questione delle frontiere" con l'Irlanda del Nord, "un problema serio sul quale non abbiamo risposte definitive - spiega - ma anche lo status" dei cittadini "deve essere più chiaro". Junker ha puntualizzato che non ci saranno negoziati sulle future relazioni tra Ue e Londra prima della soluzione delle questioni che riguardano il divorzio, regolato dall'articolo 50. "Non si possono mischiare. Non ignoro che ci siano delle parziali intersezioni tra le due dimensioni", ha detto, ma Consiglio e Commissione europea sono stati "ultrachiari, prima di affrontare il futuro" occorre sistemare le questioni individuate come prioritarie.
I negoziati su Brexit tra Gran Bretagna e Unione Europea sono ripresi ieri pomeriggio a Bruxelles e continueranno sino a giovedì. Le posizioni però restano distanti: David Davis, il ministro inglese responsabile della Brexit insiste per condurre trattative in parallelo sul futuro dei rapporti commerciali e sulle tre questioni-chiave: diritti dei cittadini Ue, “conto del divorzio” (cifra compresa tra i 60 e i 100 miliardi) e confine irlandese. La Ue deve dimostrare maggiore «flessibilità e immaginazione», ha detto ieri Davis. Ma Michael Barnier, capo negoziatore Ue, resta inflessibile sulla necessità di risolvere i tre problemi principali con tutti i loro aspetti tecnici prima di passare a questioni commerciali.
Intanto un sondaggio lancia l'allarme sulla possibile fuga di cervelli: un milione di cittadini Ue che lavorano nel Regno Unito stanno pensando di lasciare il Paese dopo il divorzio da Bruxelles. La ricerca, condotta dalla società di consulenza Kpmg su duemila lavoratori Ue, ha messo in luce il pericolo di una vera e propria fuga di cervelli europeì dalla Gran Bretagna. Lamaggior parte delle persone che stanno pensando o già progettano di fare i bagagli è, infatti, altamente specializzata, inpossesso di diploma di laurea e dottorato. Una perdita di "talenti", la definisce la stampa britannica, che rischia di danneggiare in particolare i settori dell'ingegneria, dell'informatica, edile, finanziario e legale.