Henry Rey è direttore delle ricerche al Cevipof, il prestigioso polo parigino di studi politici di Sciences Po
«Il ballottaggio non è scontato. Il dibattito del 3 maggio avrà il suo peso, anche perché Marine Le Pen è un’oratrice temibile». A sottolinearlo è Henri Rey, direttore di ricerche al Cevipof, il prestigioso polo parigino di studi politici di Sciences Po.
Il vincitore del primo turno Emmanuel Macron promette una «rivoluzione». Che ne pensa?
«Forse si concretizzerà un giorno, ma intanto si vive il caos, perché i due principali partiti di governo sono allo sbando, affrontano terribili difficoltà interne, con il Partito socialista verosimilmente a un passo dalla scissione. Assistiamo a una ricomposizione dell’offerta politica che non si vedeva da lustri nella Quinta Repubblica».
Se dovesse spuntarla il 7 maggio, Macron riuscirà a trascinarsi dietro una maggioranza parlamentare?
«È un interrogativo difficile, tanto più se si pensa che Macron promette di non cedere a negoziati e mercanteggiamenti. In un certo senso, dichiara: chi mi ama, mi segua. Ma in tal modo, appare quasi impossibile riunire una maggioranza attorno al suo movimento En marche!, che è giovanissimo e poco strutturato. Potrà difficilmente avere la maggioranza all’Assemblea nazionale, anche tenendo conto dell’esigenza che ha imposto di una metà degli aspiranti deputati provenienti dalla società civile e non dalla politica. L’alleanza con i centristi di François Bayrou è naturale, dato che quest’ultimo ha stretto un’alleanza preventiva. Ma si tratta di una forza politica abbastanza modesta. L’ex premier socialista Manuel Valls si sta muovendo per offrire un sostegno. Ma a Macron occorrerebbero anche sostegni nel centrodestra». Gli elettori di Fillon, nel centrodestra, e quelli di Mélenchon, a sinistra, possono ancora condizionare il ballottaggio Macron-Le Pen?«Per la parte più conservatrice del partito neogollista dei Repubblicani non sarà facile orientarsi verso Macron. Ci saranno resistenze, con rivoli verso l’astensionismo e altri verso il Fronte nazionale. Nel caso dell’elettorato Mélenchon, anche se lo sconfitto non si è espresso per nessun finalista, una vasta maggioranza si orienterà con minori difficoltà verso Macron. Ma anche qui, ci saranno quote minoritarie che andranno altrove».