Franak Viacorka - Screen shot da Youtube
«L'Occidente dovrebbe includere la Bielorussia tra i suoi alleati in questa guerra insensata. Il Paese non vuole partecipare al conflitto e, se riceviamo sostegno, può nascere un’occasione per indebolire Lukashenko. L’Europa è il nostro obiettivo e oggi i leader Ue potrebbero fare un esplicito appello al nostro popolo per mettere in difficoltà e isolare ancora di più il dittatore».
Franak Viacorka è il primo consigliere di Svetlána Tichanóvskaja, leader dell’opposizione all’uomo forte di Minsk, costretta all’esilio in Lituania dopo aver partecipato alle presidenziali del 2020 e avere denunciato i brogli del regime. Figlio di un politico, giornalista e attivista, Viacorka, 34 anni, ha studiato anche negli Stati Uniti ed è stato più volte arrestato prima di lasciare il Paese. Grazie alla sua rete di contatti, fa filtrare tutto quello che l’occhiuto e repressivo governo bielorusso tenta di mettere a tacere. Molte circostanze non possono però essere verificate.
Qual è la situazione a Minsk in queste settimane di guerra?
«Nel Paese c’è una mobilitazione militare che tocca anche la popolazione. La gente è spaventata dalla possibilità di un ingresso nel conflitto. La Bielorussia ha mantenuto la leva obbligatoria e i coscritti sono trattati come semplici "portatori di cannoni", senza diritti, né rispetto né stipendio. Ma la maggioranza dei giovani sente che non deve partecipare a una guerra insensata. Ci sono defezioni verso Georgia e Turchia, non solo di soldati ma anche di ufficiali.
Considera probabile un intervento miliare dell’Ucraina a fianco delle truppe russe in Ucraina?
«È possibile, ma è difficile fare una previsione. Putin lo vorrebbero, forse anche Lukashenko, l’esercito però è demoralizzato. Siamo Paesi fratelli con Ucraina, la gente non vuole condividere questo crimine. La popolazione è molto spaventata, nel Sud si sentono i rumori della guerra, ma per ora siamo spettatori. In un certo senso, come stretti e fedeli alleati di Mosca (a livello di regime, ndr), siamo aggressori e vittime nello stesso tempo. Sondaggi non ufficiali dicono che soltanto il 3% dei cittadini sostiene un intervento diretto, a differenza di quanto avviene tra i russi. Forse Lukashenko teme di perdere quel poco di consenso che gli resta. Ovviamente, la resistenza alla guerra è silenziosa, siamo in un Stato totalitario non ci sono manifestazioni di massa. Alcuni volontari si sono però costituiti in una brigata, chiamata Kastus Kalinouski (scrittore e rivoluzionario bielorusso, sostenitore della creazione di una federazione indipendente tra Lituania, Bielorussia e Polonia, nel 1863 si mise a capo della "rivolta di gennaio"; catturato dai russi, fu impiccato a Vilnius, ndr), che si è unita alla forze Kiev. Putin vuole annientare l’Ucraina, se ci riesce per noi bielorussi le possibilità di libertà e autonomia si restringeranno sempre di più».
È vero che molti militari russi feriti vengono portati in segreto negli ospedali bielorussi?
«Sì, sono notizie confermate da più fonti affidabili. I medici sono costretti a firmare moduli in cui si impegnano alla riservatezza. Numerosi soldati delle centinaia che arrivano muoiono in corsia. Alcuni vengono sepolti direttamente in Bielorussia. Si sa, ma non si più dire. Tutto è avvolto in una spirale di silenzio».
Come si sta muovendo l’opposizione interna in questo momento così delicato?
«Questa potrebbe essere l’ultima guerra per Lukashenko, il momento finale della sua parabola, così sta accadendo anche per Putin. Come un giocatore d’azzardo, il presidente russo ha scommesso tutte le sue fiche nella partita ucraina. Per questo Lukashenko esita, non vuole risultare perdente. Di qui l’enorme opportunità per l’Occidente, che non deve trattare Minsk come Mosca. Le cancellerie della Ue potrebbero lanciare un messaggio chiaro: siamo con la gente bielorussa, abbiamo fiducia in voi, siete Europa anche voi, verranno momenti di unione e di prosperità».
Vi sono azioni specifiche in corso da parte dell’opposizione contro l’attuale governo?
Si cerca di alimentare un movimento diffuso e trasversale contro la guerra. Circolano samizdat per contrastare la propaganda russa sulla situazione bellica. I sindacati provano a organizzare uno sciopero. Ci sono piani segreti di mobilitazione, per esercitare pressioni sul regime. Ma anche atti di disobbedienza e sabotaggio. Un treno che portava cibo ai soldati russi in Ucraina è stato fermato con un attacco hacker dai "cyber partisans" e la consegna non è stata effettuata».
Lukashenko ha anche creato una crisi umanitaria ai confini dell’Europa facendo passare il confine a poveri esuli delle guerre asiatiche...
«Qui si capisce che Lukashenko è un pericolo per la Ue. Reprime, impone il terrore di massa. Ha usato la vita di quei profughi in modo ingiusto e inumano per i suoi giochi politici contro Polonia e Lituania. Noi condanniamo totalmente quell’operazione. Attualmente, la maggior parte dei rifugiati è tornata nella propria terra o è in salvo. La crisi è stata risolta per merito dell’Occidente. Ancora una volta, non dimenticatevi del popolo bielorusso. Il nostro obiettivo è la pace».