La controrivoluzione non passerà. Perché le ragioni che nel 2011 hanno fatto del tunisino Mohammed Bouzizi un martire valgono ancora oggi. Anzi, valgono oggi più di prima, come testimoniano i migliaia di arabi, europei, africani e americani che ieri pomeriggio hanno riempito i viali di Tunisi, per partecipare alla marcia d’apertura organizzata dal settimo World Social Forum. Un evento che ha chiamato nella capitale circa 30mila persone e più di 4.000 organizzazioni da tutto il mondo. Sono partiti alle 15 dal cuore di Avenue Bourghiba e sono arrivati fino allo stadio Menzah, passando per Avenue de Paris e de la Liberté. Sono tutti qui per il raduno annuale delle associazioni mondiali della società civile, ma la scelta di incontrarsi a Tunisi ha un significato speciale: porre l’accento sulle ineguaglianze, le ingiustizie che interessano questa regione e i popoli arabi. E che rischiano di mandare all’aria un processo di rinnovamento democratico partito realmente dal basso ma già manipolato dalle potenze del Golfo. Così, il corteo si snoda per il centro di Tunisi declinando tutte le esigenze di libertà dei popoli arabi: sono presenti delegazioni di libici, egiziani, siriani, algerini, marocchini, iracheni. Tutti inneggianti all’unità del mondo arabo intorno alla mai sopita questione palestinese. Samira Botuini, 40 anni, ha sempre lavorato al Ministero delle Finanze. Segue il corteo dai margini e dice: «Per noi, manifestazioni come questa, pacifica, con persone che provengono da tutto il mondo, sono una novità. C’è chi vorrebbe interrompere questo processo di democratizzazione ma non è possibile. L’eredità d Bourghiba è troppo forte». Lo sottolineavano le donne della consulta laica di Tunisi nell’incontro di apertura del Forum ieri mattina. Lo rimarcheranno in uno dei workshop dei prossimi quattro giorni, tutti nel campus dell’Università al Manar di Tunisi, e dedicati ai temi più disparati: ambiente, acqua, diritti di genere, al lavoro, libertà di espressione e stampa, minoranze etnico-religiose. Centrale, nel settimo appuntamento con il forum, la questione israelo-palestinese. Al tema daranno un particolare contributo i padri comboniani, per la prima volta al Forum. Padre Kizito Sesana: «Parleremo di missioni in Terra Santa, attraverso la testimonianza di due nostre suore che hanno vissuto nei territori palestinesi». Non solo. La giornata di domani verterà sui temi delle minoranze religiose e della sorte a cui sono sottoposti i popoli delle diaspore. Sulla migrazione è capofila una iniziativa tutta italiana. Il progetto si chiama «L’Europa sono anch’io» e ha come fine ultimo quello di rivoltare come un calzino le leggi europee sui migranti attualmente in vigore in Europa. Spiega Pietro Soldini, responsabile Cgil per la migrazione: «Il progetto punta a tre obiettivi: il diritto di voto per il migrante, la cittadinanza e la ratifica della convenzione dei Diritti dell’uomo».