Da mesi vive in un rifugio segreto in Canada con i familiari più stretti. È arrivata là dopo la definitiva assoluzione dal reato di blasfemia che le è costato quasi un decennio di carcere e una condanna a morte annullata dalla Corte Suprema lo scorso autunno. Ora, Asia Bibi è tornata a parlare con un media internazionale. In un lungo servizio pubblicato il 31 agosto a firma di due giornalisti dell’ufficio di corrispondenza di Islamabad, il britannico The Telegraph ha attribuito alla 54enne donna cristiana dichiarazioni che in parte ricalcano quanto già noto, in parte aggiungono dettagli sulla sua prigionia e progetti per il futuro. Asia dice di aver nostalgia del Pakistan.
«Il mio cuore si è spezzato quando ho dovuto espatriare senza potere incontrare diversi miei familiari. Il Pakistan è il mio Paese, la mia patria. Amo la mia terra», ha detto in una dei messaggi audio in risposta alle domande che i giornalisti le avrebbero inviato in tempi diversi. Asia Bibi è consapevole che difficilmente potrà mettere fine al suo auto-esilio, a causa del rischio di ritorsioni da parte degli estremisti religiosi in patria. La donna guarda a una possibilità di espatrio in Europa, anche se al momento non vi è alcuna candidatura diretta alla concessione dell’asilo in un Paese del vecchio Continente.
Nei messaggi vocali riportati dal Telegraph, Asia Bibi non manifesta rancore per la sofferenza patita. Si limita a constatare come la vicenda abbia inevitabilmente cambiato la sua vita. Il pensiero di Asia va a quanti si trovano in una situazione simile a quella che si è lasciata alle spalle, altri «blasfemi » condannati senza alcuna prova per aver offeso l’islam. Se mostra aperto apprezzamento per l’impegno della Corte Suprema nei suoi confronti, la donna ricorda che «ci sono molti altri casi di accusati in detenzione da lungo tempo e anch’essi meritano una sentenza adeguata».
Icona della persecuzione nei confronti delle minoranze – sulla risoluzione del cui caso ha influito una convergenza tra governo, magistratura e forze di sicurezza contro l’estremismo religioso –Asia Bibi ha ricordato con il Telegraph gli aspetti più personali, umani della sua prigionia. «A volte ero così scoraggiata e mi domandavo se sarei mai uscita dal carcere. Mi chiedevo che cosa sarebbe successo in seguito, se rischiavo di restare lì per tutta la vita», racconta. Quando le miei figlie venivano a visitarmi in carcere – ricorda ancora l’esule – non piangevo mai davanti a loro, ma piangevo da sola quando se ne andavano. Erano tutto il tempo nei miei pensieri».