Asia Bibi oggi vive in Canada, dopo avere sofferto innocente lunghi anni nelle prigioni pakistane. La foto è del 28 febbraio 2020 in occasione della sua visita all'Eliseo, in Francia - Reuters
Pubblichiamo lo scritto tratto dalla prefazione del Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre.
Sono stata arrestata e messa in isolamento per evitare che la taglia posta sulla mia testa spingesse qualcuno ad uccidermi. Il governatore del Punjab, Salman Taseer, che era venuto a trovarmi in prigione, e il ministro cristiano Shahbaz Bhatti sono morti per avere preso le mie difese, uccisi a sangue freddo perché hanno dato voce a quelli che, come me, sono stati falsamente accusati di blasfemia. Migliaia di estremisti hanno paralizzato il Paese perché volevano la mia morte... e tutto perché sono cristiana.
Non sono la sola, oggi sono numerosissime le persone ingiustamente detenute e, come nel mio caso, il loro crimine è la fede che non vogliono rinnegare. Nei momenti più bui, mi ero ripromessa che se fossi sopravvissuta al mio Calvario – una croce che ho portato per anni e anni – sarei stata al fianco di coloro che soffrono come io ho sofferto.
Ed è per questo che sono onorata di contribuire alla prefazione del Rapporto della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre «Libera i tuoi prigionieri».
In esso troverete testimonianze sui cristiani ingiustamente detenuti a causa della loro fede e di chi, condividendo la mia sorte, è stato imprigionato sulla base di false accuse di blasfemia. Leggerete le drammatiche storie di ragazze come Maira Shahbaz, 14 anni, cattolica e anch’essa pachistana, rapita in strada nei pressi di casa, costretta a convertirsi e brutalmente violentata e ricattata. Esse sono dei facili bersagli perché a causa della loro fede hanno scarso rilievo nella società e i tribunali avranno poca sollecitudine nei loro confronti.
Di fatto, nessuno nella comunità cristiana può godere di sicurezza. Come emerge chiaramente da questa relazione, anche i più anziani sono vittime di ingiusta detenzione. Tale è l’entità del male compiuto da predatori sessuali, gruppi militanti e regimi crudeli: in disprezzo di Cristo e della chiamata del Vangelo alla misericordia.
Una caratteristica comune alle persone citate è la costrizione ad una sofferenza silenziosa. È tempo che il mondo ascolti le loro storie; è tempo di dire la verità a coloro che hanno il potere perché chi, sfidando la legge, detiene persone innocenti finalmente venga assicurato alla giustizia. È tempo che i governi agiscano. È tempo di manifestare in difesa delle nostre comunità di fedeli, vulnerabili, povere e perseguitate. Non dobbiamo fermarci finché l’oppressore non senta finalmente il nostro grido: «Libera i tuoi prigionieri».