In Africa le vittime del coronavirus sono oltre duemila, con 50mila casi - Reuters
«Alle famiglie più povere, per chi non può chiudersi nella sua capanna dove non c’è proprio nulla, chiediamo di poter distribuire un sacco di grano per non morire di fame, una scatola di sapone per lavarsi le mani e 50 mascherine, cucite a mano dai nostri ragazzi del Cecilia Youth Center. Il costo totale è di 10 euro. Questa la quarantena dei nostri villaggi, per i prossimi tre mesi del freddo. Lo stesso dono vorremmo poterlo portare alle prigioni per salvare i carcerati dalla fame e dall’infezione causata dal sovraffollamento. A chi ha sconfitto la pandemia, questa è la nostra storia e la nostra preghiera che ci aiuti a vincere la paura che sta per invadere l’Africa». Dal cuore del continente africano, da un Paese, il Malawi, tra i più poveri al mondo eppure così ricco di umanità, arriva l’appello alla solidarietà di padre Piergiorgio Gamba, missionario monfortano: un piccolo sostegno economico, da far giungere a Balaka tramite la Provincia italiana missionari monfortani.
Il Malawi conta 43 casi confermati di coronavirus e tre decessi, ma c’è chi teme sia solo l’inizio. E qui, dove si sopravvive a fatica, il lockdown è stato sospeso dai giudici. «Le scuole sono chiuse come anche le chiese e le moschee – racconta padre Gamba –. Di più non possiamo fare perché il nostro è un camminare senza fine, e sempre tutti assieme, come fanno le termiti, dice la gente. Noi siamo nati come un’unica tribù e questa è la nostra vita: regolata da un unico orologio, che è il sole, e la nostra casa è il mercato e la grande aia del villaggio all’ombra dell’albero delle riunioni». «Sappiamo che con la prossima stagione, quando comincia l’inverno africano, arriverà anche da noi la pandemia – continua il missionario –. E sarà come nei mesi dell’ebola, dell’Aids e del colera, quando si è ingigantita la fame».
In Africa i contagi sono più di 50mila, con un +47% rispetto a una settimana fa e 2mila morti. In Malawi è rovente anche la campagna elettorale per le presidenziali del 2 luglio. A marzo, infatti, la Corte suprema ha annullato i risultati delle elezioni dello scorso anno. Secondo i giudici, il voto era stato falsato anche dalla Commissione elettorale: massiccio l’uso del bianchetto sulle schede a favore del presidente uscente Peter Mutharika. Con una pandemia alle porte, però, anche la democrazia rischia di restare in sospeso.