venerdì 10 febbraio 2023
I rapimenti sono ormai un fatto quotidiano: se ne registrano cinque al giorno. I responsabili sono le gang che hanno imposto le loro leggi nel 70 per cento della capitale. Chiesto un riscatto
Una strada di Port-au-Prince coperta di rifiuti

Una strada di Port-au-Prince coperta di rifiuti - .

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Conosceva i rischi. Da tre settimane le banda armata di Izo, uno delle centinaia di capi-gang locali, ha preso il controllo di Canaan, la montagna nel nord di Port-au-Prince popolata dagli sfollati del terremoto del 2010. Padre Antoine Macaire Christian Noah, però, non voleva lasciare sola la sua comunità di Kazal, dietro Canaan. Così, martedi, il missionario claretiano, originario del Camerun, da un anno nell’isola, ha cercato di raggiungere la località. Uomini armati l’hanno intercettato nel tragitto e sequestrato.

La notizia, diffusa solo ieri, ha causato forte dolore nella comunità cattolica haitiana. Non, però, stupore. I rapimenti sono ormai un fatto quotidiano: se ne registrano cinque al giorno. I responsabili sono le gang che ormai hanno imposto le loro leggi del terrore nel 70 per cento della capitale, nell’inerzia delle autorità, troppo deboli per intervenire. Insieme all’estorsione, la cattura di ostaggi è la loro principale fonte di finanziamento. Tutti sono a rischio, perfino sacerdoti, missionari e suore, a lungo considerati intoccabili: la guerra invisibile haitiana ha ormai oltrepassato ogni linea rossa.

Anche nel caso di padre Antoine, vicario della parrocchia di San Michele Arcangelo di Kazal, i responsabili hanno chiesto un riscatto per il suo rilascio.

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