lunedì 17 marzo 2025
La Casa Bianca: «Siamo a pochi metri dalla meta. Mai stati così vicini». Peskov annuncia: «Sulla strada per il rilancio delle relazioni». E va anche oltre: «Decideranno loro quando vedersi»
In una combo il presidente americano Donald J. Trump parla al telefono con il presidente russo Vladimir Putin

In una combo il presidente americano Donald J. Trump parla al telefono con il presidente russo Vladimir Putin - Ansa

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La posta in gioco è alta, ma i presupposti per il successo non sono dei migliori. La tanto attesa (almeno da Donald Trump) chiamata fra il presidente Usa e Vladimir Putin si terrà martedì, e il capo della Casa Bianca ha già fatto sapere che all’ordine del giorno ci saranno alcune delle condizioni poste dall’omologo russo: «Parleremo di terra. Parleremo di centrali elettriche, della suddivisione di determinati asset» ha detto ieri Trump, alludendo alla cessione di territori ucraini e al controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Secondo indiscrezioni di stampa, l'Amministrazione Usa sta considerando anche il riconoscimento della Crimea come russa nel tentativo di mettere fine alla guerra. «Vogliamo vedere se possiamo porre fine a questa guerra, forse no, ma abbiamo ottime probabilità» ha aggiunto il capo della Casa Bianca, che ha parlato per l'ultima volta con Putin il 12 febbraio, prima che la sua portavoce ostentasse ancora più ottimismo: «Siamo sulla linea delle ultime 10 iarde dalla meta della pace» ha detto ieri.

Il mondo aspetta risultati con vari livelli di fiducia nel presidente Usa, come ha riassunto il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski: «Spero che il presidente Trump si riveli il negoziatore che molti pensano sia». Trump sta cercando di ottenere il sostegno di Putin alla proposta di cessate il fuoco di 30 giorni che l'Ucraina ha accettato la scorsa settimana, mentre entrambe le parti hanno continuato a scambiarsi pesanti attacchi aerei e la Russia si è avvicinata all'espulsione delle forze ucraine dal loro punto d'appoggio nella regione russa di Kursk.

Ma se le possibili soluzioni negoziali per porre fine al conflitto saranno il tema principale del colloquio telefonico, il Cremlino ha tenuto a inquadrare la conversazione nel cammino verso il pieno ripristino di relazioni fra Mosca e Washington (del quale fa parte anche il permesso concesso ieri da Putin a un hedge fund statunitense di acquistare titoli di società russe).

Mosca ieri ha ribadito il suo veto alla presenza di truppe Nato sul terreno, avvertendo che la prospettiva ventilata da alcuni Paesi è «assolutamente pericolosa». «Di cosa stanno parlando gli europei? Creeranno ulteriori cause profonde di conflitto. Cosa ne verrà fuori? Niente di buono» ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, mentre il premier britannico Keir Starmer si appresta a ospitare una riunione operativa dei vertici militari di una coalizione di volenterosi per valutare l'invio di forze di peacekeeping in Ucraina. Il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko ha però aperto uno spiraglio alla presenza di «osservatori disarmati» lungo il confine per monitorare il rispetto degli accordi di pace.

Anche Kiev ieri ha evidenziato i suoi paletti, che sono palesemente in contrasto con le richieste di Mosca. Le “linee rosse” dell’Ucraina sono l'integrità territoriale e la sovranità del Paese, «che non riconoscerà mai i territori occupati», il fatto che nessun Paese abbia diritto di veto sulla scelta del popolo ucraino di entrare in Ue o Nato e limitazioni delle sue capacità di difesa. «La Nato non può essere rimossa dall'agenda» ha ribadito il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha. Kiev è più flessibile sulla revoca delle sanzioni contro la Russia «se ciò contribuisse a portare sicurezza e giustizia in Ucraina» come ha dichiarato Vladyslav Vlasiuk, commissario del presidente ucraino per la politica delle sanzioni. Intanto, la Santa Sede, alla vigilia della chiamata Usa-Russia, ha auspicato che le parti coinvolte «colgano l'occasione per un dialogo sincero, non soggetto a precondizioni di alcun tipo e finalizzato a giungere ad una pace giusta e duratura». Il Vaticano ha anche incoraggiato la liberazione dei prigionieri e ricordato che Volodymyr Zelenskyy resta in contatto con il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin.

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