venerdì 8 dicembre 2017
All'Onu la condanna di Trump su Gerusalemme capitale, anche da parte dell'Italia. Scontri a Gaza e in Cisgiordania nel giorno della rabbia. Trump: «Promessa mantenuta»
 Intifada, 4 morti, oltre 750 feriti. Ue e Italia contro Usa all'Onu
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È salito il bilancio dei morti palestinesi: secondo fonti locali sarebbero 4. Due uccisi nei violenti scontri con l'esercito israeliano nei pressi della barriera difensiva tra Israele e Gaza e due nel raid dell'aviazione dello stato ebraico dopo i missili lanciati dall'enclave palestinese nel sud di Israele. Secondo fonti mediche di Gaza, citate dall'agenzia Maan, i due morti nelle incursioni aeree israeliane, sono due "combattenti della resistenza palestinese".

Secondo la Mezzaluna Rossa palestinese, sono saliti a oltre 750 i feriti. Diversi sono stati intossicati da gas lacrimogeni, altri contusi da proiettili rivestiti di gomma, poi ci sono i colpiti da colpi di arma da fuoco. A Gaza, a quanto risulta, i feriti sono alcune decine.

Italia e Ue condannano l'amministrazione Trump all'Onu

Ai lanci di pietre nella Città Santa e sulle strade polverose della Cisgiordania e della Striscia, si è aggiunto però un macigno
diplomatico che l'Italia e altri quattro Paesi europei hanno deposto sul tavolo del Consiglio di sicurezza dell'Onu, riunito d'emergenza. Nella dichiarazione congiunta sottoscritta anche da Francia, Germania, Gran Bretagna e Svezia si condanna con fermezza la decisione dell'amministrazione Trump: "Siamo in disaccordo" con una scelta che "non è in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e non è di aiuto alla prospettiva per la pace nella regione". "Lo status di Gerusalemme deve essere determinato attraverso negoziati tra israeliani e palestinesi", hanno aggiunto i cinque Paesi, tra cui figurano due stretti alleati di Usa e Israele come Italia e Gran Bretagna.
Nel suo intervento l'ambasciatore italiano, Sebastiano Cardi, ha espresso grande preoccupazione "per il rischio di disordini etensioni nella regione" e ha ribadito che "non c'è alternativa alla soluzione dei due Stati". "L'Italia ribadisce il suo impegno a lavorare a questo obiettivo, contribuendo alla ripresa di un significativo processo di pace", ha concluso.
Ancora più duro l'inviato speciale Onu in Medio Oriente, Nickolay Mladenov: "Qualsiasi decisione unilaterale che cerchi di modificare lo status di Gerusalemme potrebbe seriamente minare gli attuali sforzi di pace e avere ripercussioni in tutta la regione".

"Ho mantenuto la mia promessa elettorale, gli altri non lo hanno fatto". Così Donald Trump su Twitter in riferimento all'annuncio di voler trasferire l'ambasciata Usa a Gerusalemme e aver dichiarato la città capitale di Israele. Il tweet era stato accompagnato da un video in cui compaiono gli ex presidenti Usa, Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama, e infine Trump, dove tutti affermano che Gerusalemme è la capitale di Israele, e l'attuale presidente lo ha poi dichiarato ufficialmente.

La giornata

La tensione è esplosa nei Territori palestinesi dopo l'annuncio di Trump su Gerusalemme. E mentre il capo di Hamas Ismail Haniyeh ha promesso che "la Santa Intifada" non si fermerà con le manifestazioni di oggi, dalla Striscia, per il secondo giorno consecutivo, sono stati sparati razzi verso il sud d'Israele, con l'Iron Dome - il sistema antimissili - che ne ha intercettato uno.

Lo Stato israeliano ha reagito con colpi di cannone e raid aerei su basi di Hamas, tra cui un campo di addestramento e un deposito di munizioni causando, secondo fonti locali, almeno 10 feriti. E più tardi - dopo che per la terza volta sirene di allarme antimissili sono risuonate nel sud di Israele - la radio militare ha dato notizia di un razzo lanciato da Gaza sulla cittadina israeliana di Sderot che ha colpito un'auto parcheggiata all'aperto.

Le violenze sono esplose un po' ovunque: da Betlemme a Ramallah, da Hebron, a Nablus, Qalqilya, a Gaza, migliaia di persone si sono riversate nelle strade per le proteste lanciando pietre, bottiglie incendiarie e pneumatici in fiamme contro le forze di sicurezza, mentre a Gerusalemme la situazione è apparsa più calma all'uscita delle preghiere del venerdì, tanto temute alla vigilia, sulla Spianata delle Moschee. Questo non ha impedito scaramucce con bandiere israeliane date alle fiamme e slogan del tipo "la guerra si sta avvicinando, Al Quds (Gerusalemme) è araba".

Le reazioni internazionali

Tutto il mondo arabo è in rivolta contro la mossa del presidente Usa, a cominciare dal Grande Imam della moschea di AlAhzar al Cairo, Ahmed Al Tayyib, massima espressione dell'islam sunnita. Suo l'appello a leader e governi dei paesi del mondo islamico e all'Onu a "fermare Trump". Da Tunisi a Islamabad, da Giacarta a Istanbul, da Baghdad a Beirut, fino alla Siria, la gente ha occupato le piazze in appoggio alla protesta palestinese.

In una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza, l'Onu si è schierato per Gerusalemme capitale di 2 Stati, avvertendo che la scelta di Trump "minaccia la pace". Proprio al Palazzo di Vetro si è consumato lo strappo formale tra Europa e Stati Uniti, con gli ambasciatori di cinque Paesi Ue (tra cui l'Italia) che hanno firmato una dichiarazione comune di condanna della decisione di Washington. Anche Bruxelles si è mossa e il capo della diplomazia Federica Mogherini ha invitato il presidente palestinese Abu Mazen a partecipare al prossimo Consiglio degli Esteri Ue a gennaio prossimo.

Un appuntamento che seguirà - se confermato - il viaggio a Bruxelles nelle prossime settimane del premier Benyamin Netanyahu.

La leadership palestinese ha inoltre fatto trapelare che
difficilmente Abu Mazen incontrerà il prossimo 19 dicembre il vice presidente Usa Mike Pence, in visita nella regione; ma fonti statunitensi hanno invitato i palestinesi a non disertare l'incontro. E il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha spiegato che per il trasferimento dell'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme ci vorranno almeno due anni.

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