sabato 2 settembre 2017
Entro stasera la struttura diplomatica deve chiudere i battenti: ritorsione di Washington nella guerra delle spie con Mosca. Lavrov: "Minacciata la sicurezza"
Il fumo si alza dal camino del consolato russo a San Francisco (Ansa)

Il fumo si alza dal camino del consolato russo a San Francisco (Ansa)

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Come in tutte le storie di spionaggio che si rispettino, seguendo il copione classico del distruggere ogni prova, anche il consolato russo di San Francisco non ha mancato nel distinguersi per originalità.
Per il secondo giorno consecutivo una colonna di fumo nero è stata vista levarsi da un comignolo sul tetto della sede del consolato generale russo a San Francisco, alla vigilia della prevista evacuazione dell'edificio su richiesta del Dipartimento di Stato di Washington, che ne ha disposto la chiusura entro la mezzanotte di oggi. Una ritorsione di Washington nell'ambito della "guerra di spie", enfatizzata dal caso Russiagate, e che ha visto reciproche espulsioni di diplomatici tra i due Paesi e come ennesima puntata la chiusura della rappresentanza sulla costa occidentale statunitense.

La Cnn riferisce anche la risposta di pessimo gusto di un funzionario russo cui l'emittente ha chiesto spiegazioni: "Non è necessario preoccuparsi. Non stanno eleggendo un Papa". Il Dipartimento dei vigili del fuoco di San Francisco è intervenuto su twitter, assicurando che "tutto è a posto" dopo aver inviato una squadra sul posto e stabilito che il fumo proveniva dal comignolo ed era provocato da qualcosa che bruciava nel camino. Sulla vicenda è intervenuta con un tweet anche la deputata democratica della
California Jackie Speier: "Se mai vi fossero dubbi sul fatto che nel consolato di San Francisco fossero in corso attività di spionaggio, il fumo nero ha fatto chiarezza".

Proprio ieri, facevano notare ironicamente alcuni osservatori citati dalla stampa americana, San Francisco ha registrato un record storico di caldo con una temperatura massima di 41,1 gradi centigradi, più dei 39,4 registrati nel giugno del 2000. Dura era stata anche la reazione russa all'ipotesi di un'ispezione da parte delle autorità Usa nella sede diplomatica, motivo per il quale (osservano in molti) si sarebbe accelerata la distruzione, con il metodo più sicuro, di documenti compromettenti. "Gli Stati Uniti sono una diretta minaccia alla sicurezza dei nostri diplomatici", aveva detto ieri la portavoce del ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov, commentado la richiesta del Fbi di svolgere controlli all'interno del consolato russo di San Francisco.

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