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Scontri e scambi di accuse al confine tra Armenia e Azerbaigian. Erevan ha accusato l’esercito azero di aver «aperto il fuoco» su un veicolo che trasportava cibo per le sue truppe: imprecisato il numero delle «vittime». Episodio «fermamente smentito» dagli azeri che domenica avevano denunciato l’uccisione di un loro militare ad opera di un cecchino armeno. A sera, in Nagorno-Karabath, una pattuglia russo-azera è finita sotto il fuoco dei cecchini. Con la partenza dell’ultimo autobus carico di profughi dal Nagorno-Karabath, l’esodo sarebbe terminato con più di 100mila armeni sfollati. Questo mentre Samvel Shahramanian, leader del Nagorno-Karabakh ormai annesso dall’Azerbaigian, ha assicurato che resterà a Stepanakert fino a quando non sarà completato soccorso per i feriti e la ricerca per i dispersi dell’operazione militare di Baku.
Domenica, nel dopo Angelus, l’accorato intervento di papa Francesco sulla «drammatica situazione» degli sfollati in fuga dal Nagorno-Karabakh: «Rinnovo il mio appello al dialogo tra l’Azerbaigian e l’Armenia, auspicando che i colloqui tra le parti, con il sostegno della Comunità internazionale, favoriscano un accordo duraturo che ponga fine alla crisi umanitaria» ha affermato papa Bergoglio che ha poi assicurato la sua preghiera per le vittime dell’esplosione di un deposito di carburante nei pressi della città di Stepanakert. Una crisi, ha affermato nei giorni scorsi al Sir il cardinale Claudio Gugerotti, per cui la diplomazia della Santa Sede si è già attivata: «Abbiamo rapporti diplomatici con l’Arzebaigian. Loro chiedono un contatto, noi non lo negheremo questo contatto. Bisogna vedere a che cosa porterà e in che misura noi saremo influenti nel gestire questo contatto», ha affermato il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali. La situazione in Armenia, ha aggiunto il cardinale è «un tassello di un mosaico» e in un mondo «così destabilizzato» vedremo «centinaia di fenomeni come questo» ma a differenza di decenni fa non esiste «una potenza internazionale che sia in grado di intervenire»mentre l’Onu è volontariamente esclusa.
Infatti solo domenica una missione delle Nazioni Unite, per la prima volta in 30 anni, è arrivata per la prima volta nel Nagorno Karabakh per monitorare l’emergenza umanitaria: «Sfide enormi e noi siamo presenti per fare tutto quello che possiamo», ha dichiarato il responsabile regionale dell’Acnur Hans Kluge.
Un “conflitto congelato” da oltre 30 anni e risolto in meno di 24 ore di combattimenti che ora reclama una risposta della comunità internazionale. La Francia, dopo aver «riaffermato» il sostegno della Francia all’«integrità territoriale» dell’Armenia invierà oggi a Erevan la ministra degli Esteri Colonna. Questo mentre il rappresentante dell’Armenia a Bruxelles ha chiesto all’Ue di emettere sanzioni contro l’Azerbaigian: «Il rischio è che Baku ora possa attaccare la stessa Armena». Erevan ha chiesto all’Ue di mettere un tetto al prezzo del gas e del petrolio azero, mentre centinaia di armeni manifestavano a Bruxelles accusando l’Unione di «essere complice» di Baku. Le sanzioni saranno sul tavolo al vertice Ue di Granada con Francia e Olanda possibilisti, riluttanti Ungheria e Romania. Lo scorso anno la presidente della commissione Ue Von del Leyen aveva firmato a Baku un memorandum che definiva l’Azerbaiugian «partener cruciale» energetico. Una nota di Pax Christi ricordava invece le «commesse milionaria» di armi dell’italiana Leonardo per l’esercito azero.