Il conflitto nell'Amhara ha provocato, solo negli ultimi mesi, centinaia di vittime - Ansa
Il Parlamento etiope ha prorogato di 4 mesi lo stato di emergenza dichiarato ad agosto per rispondere a un'insurrezione nella regione settentrionale di Amhara che ha provocato centinaia di morti e scatenato accuse di diffuse violazioni dei diritti umani.
Lo scorso luglio ad Amhara sono scoppiati scontri tra le forze federali e una milizia locale nazionalista Fano, che accusa il governo di Addis Abeba minare la sicurezza della regione. Lo stato di emergenza ha conferito al governo federale il potere di imporre il coprifuoco, limitare i movimenti delle persone e vietare le riunioni pubbliche. Da agosto, le forze governative hanno cacciato i combattenti di Fano dalle città, ma i combattimenti sono continuati nei centri più piccoli e nelle aree rurali. Il conflitto è scoppiato meno di un anno dopo che il governo del primo ministro Abiy Ahmed ha raggiunto un accordo di pace nel novembre 2022 per porre fine a una guerra civile durata due anni nella vicina regione del Tigrai che ha ucciso decine di migliaia di persone.
I miliziani del
Fano hanno combattuto a fianco dell'esercito contro le forze del Tigrai, ma i rapporti tra le due parti si sono rapidamente inaspriti. Ciò è dovuto in parte all’accordo di pace, che secondo molti ad Amhara non è riuscito a rispondere alle loro preoccupazioni sulle minacce alla sicurezza provenienti dal Tigrai e da un’altra regione vicina, l’Oromia. La Commissione etiope per i diritti umani, nominata da governo, ha documentato una serie di presunti abusi nel conflitto di Amhara, la maggior parte dei quali è stata attribuita proprio alle forze governative. Nel mese di ottobre, decine di civili erano stati uccisi da attacchi di droni e perquisizioni casa per casa da parte delle forze governative.