giovedì 18 luglio 2019
La prevenzione: bimbi di una scuola elementare di Nyabugando, al confine con l'Uganda, imparano le regole di igiene (Ansa)

La prevenzione: bimbi di una scuola elementare di Nyabugando, al confine con l'Uganda, imparano le regole di igiene (Ansa)

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L'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato "un'emergenza globale" l'epidemia di
ebola in Repubblica democratica del Congo, dove già 1.668 persone hanno perso la vita dall'autunno scorso, mentre i casi di contagio confermati al momento risultano 2.512. Si tratta dell'epidemia più grave dopo quella degli anni 2014-2016 che colpì l'Africa occidentale. La decisione, assunta da un team di esperti, è sopraggiunta in seguito al rilevamento del primo caso di decesso a Goma nel Congo orientale, seconda città del Paese che ospita circa un milione di abitanti.

La metropoli, che si affaccia sul Lago Kivu, è un punto di passaggio fondamentale verso il Ruanda e gli altri Paesi vicini, inoltre accoglie l'aeroporto, da dove è possibile raggiungere la capitale Kinshasa, oppure altre città come Addis Abeba. "È ora che il mondo prenda atto di questa emergenza" ha dichiarato Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, che ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinchè stanzi maggiori fondi. Quindi, ha esortato le autorità del Congo a mantenere le frontiere aperte, per evitare passaggi irregolari,
più rischiosi perchè difficili da monitorare.

Nelle ultime settimane a Butembo - città del Nord Kivu a 300 chilometri da Goma - secondo gli esperti gli sforzi per contrastare il virus starebbero cominciando a dare i loro frutti. Qui, fino alla scorsa primavera, si registravano una ventina di casi al giorno. Il problema però, come denunciano gli esperti, è che la febbre emorragica ha ripreso a diffondersi con maggior intensità nella città di Beni, focolaio iniziale dell'epidemia. Ma per le autorità di Kinshasa, la situazione "resta sotto controllo".

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