mercoledì 29 maggio 2024
I russi sparano dai boschi e bombardano in città. La Difesa di Kiev: «Riceveremo presto gli F-16». Nel mirino ci sarebbero già i sistemi radar di Mosca
Soccorritori recuperano un cadavere fra le macerie del capannone di una tipografia distrutto dalle bombe russe a Kharkiv

Soccorritori recuperano un cadavere fra le macerie del capannone di una tipografia distrutto dalle bombe russe a Kharkiv - Reuters

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I vertici Nato scherzano con il fuoco, si rischia una «guerra globale». È durissimo Vladimir Putin, in una giornata in cui sia il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg, sia l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell insistono: l’Ucraina deve poter colpire il territorio russo. «La Russia – dice Putin in una conferenza stampa in Uzbekistan, dov’è in visita – sta monitorando da vicino le dichiarazioni sui possibili attacchi in profondità sul suo territorio. La Nato deve essere consapevole di ciò con cui sta giocando». Non senza un velato insulto al segretario generale Onu: «Lo ricordo quando era primo ministro – sibila – e ancora non soffriva di demenza». Secondo Putin, l’attacco a Kharkiv sarebbe stato provocato dall’Occidente che ha ignorato i moniti di Mosca per impedire attacchi ucraini nella regione russa di confine di Belgorod.

I russi sparano dai boschi e bombardano in città: la gente è persino stanca di fuggire. Mosca sembra avere molta fretta La Difesa di Kiev: «Riceveremo presto gli F-16». Nel mirino ci sarebbero già sistemi radar sul territorio della Federazione Inviato a Kharkiv Gli ottimisti: Mosca alza il tiro perché questo è il suo modo per dirsi pronta a trattare. I pessimisti: Putin prepara l’operazione finale, per prendersi un terzo dell’Ucraina e negoziare con il bottino in mano. La gente di Kharkiv non è né l’uno né l’altro. Dietro il bosco sparano, in città bombardano, ma di scappare ancora una volta sono stanchi. Vladimir Putin dice che è costretto a difendersi a causa dalla minaccia occidentale e degli attacchi ucraini contro la regione frontaliera di Belgorod. L’offensiva sulla regione di Kharkiv a suo dire è nient’altro che legittima difesa. Perciò vuole costruire uno sbarramento in territorio ucraino che faccia da “zona cuscinetto” a protezione del lato russo. «Sembra che in Europa qualcuno gli creda ancora», commenta il giornalista di una radio locale che trasmette da un piano interrato. L’allarme è risuonato per tutto il giorno. E anche le deflagrazioni intorno ai vicini villaggi, mentre l’artiglieria spara alternando obiettivi militari al tiro istintivo, sfasciando strade, campagne e perfino fattorie.

A Mala Danilyvka, un chilometro fuori Kharkiv e a meno di 10 chilometri in linea d’aria dal centro cittadino, gli ordigni sono planati sulla stalla, uccidendo le mucche da latte e i maiali, mentre le poche galline sopravvissute scappavano come impazzite in cerca di un riparo. Nel febbraio del 2022, quando Kharkiv venne bersagliata notte e giorno, il palazzo del governatore sventrato, il teatro sfondato dai missili e incenerito dalle fiamme, quando la seconda città d’Ucraina veniva ridotta a un immenso campo di profughi in fuga, nessun colpo partiva in direzione del confine russo. Ieri il Cremlino ha fatto sapere che «la Russia monitora le dichiarazioni della Nato e ha iniziato a creare una zona di sicurezza» vicino Kharkiv di cui l’Ucraina «è stata avvisata». Tutta colpa dell’Occidente «che ha provocato l’offensiva della Russia nella regione ucraina di Kharkiv», ha insistito Putin, sostenendo che «i colpi in territorio russo con armi fornite dall’Occidente all’Ucraina sono possibili solo con l’aiuto di specialisti dei Paesi occidentali e questo – ha minacciato –, potrebbe portare a gravi conseguenze». I soldati di Mosca sono dietro la boscaglia, dove hanno occupato una fascia di oltre 40 chilometri in profondità nel territorio ucraino. Secondo l’Istituto americano per gli studi sulla guerra, che riceve ed esamina informazioni di intelligence e immagini satellitari, «l’area di Grayvoron, Borisovka e Proletarskiy offrirebbe in particolare alle forze russe l’opportunità di lanciare operazioni offensive a sud in direzione di Zolochiv e Bohodukhiv, due città ucraine a nord-ovest di Kharkiv, entro 25 chilometri dal confine». Ma non è da escludere che si tratti di una doppia trappola: «Le forze russe – osservano fonti di cancellerie estere – potrebbero perseguire operazioni offensive intese a indurre le forze ucraine a impegnare uomini e materiali in una sezione più ampia». A quale scopo? «Attirare e convogliare le forze ucraine nell’area di confine – spiegano – e intanto prepararsi a colpire nuovamente nel Donbass e a Sud».

I furiosi attacchi su Kharkiv sembrano mossi anche da una gran fretta. L’Ucraina riceverà i suoi primo jet da combattimento F-16 «molto presto», ha dichiarato il ministero della Difesa di Kiev. Notizia confermata agli inviati del Gr1 Rai dal consigliere presidenziale Mychajlo Podoljak. I caccia forniti dalla Nato sono in grado di compiere in poche ore contro le postazioni di artiglieria russa, in particolare Kharkiv e a Kherson, attacchi che i soldati sul terreno non riescono a compiere in settimane. Mosca li teme, ma nelle cancellerie europee non pochi temono la reazione di Putin. La data più accreditata è quella di metà giugno, durante il G7 in Puglia e proprio quando in Svizzera si svolgerà il vertice sulla “formula della pace” proposta da Zelensky. Mosca non è stata invitata. Ma in qualche modo Vladimir Putin proverà ad esserci. Se all’Aja aveva infiltrato un agente segreto presso la Corte penale internazionale, scoperto alla vigilia del mandato di cattura per il leader russo, ieri Berna ha improvvisamente deciso di approvare norme che facilitino l’espulsione di spie straniere. Secondo le autorità elvetiche un quinto degli agenti russi in Europa sarebbe attivo in Svizzera, sotto copertura diplomatica: circa 80 operativi dell’intelligence di Mosca su oltre 200 funzionari incaricati dal Cremlino tra Berna e Ginevra, dove hanno sede le agenzie umanitarie Onu. Ad impensierire i comandanti russi è anche il salto di qualità della risposta ucraina. I servizi segreti di Kiev hanno rivendicato l’operazione che delinea una strategia di accecamento: nel mirino ci sono diversi sistemi radar della Russia. Domenica un drone a lungo raggio dell’intelligence militare ucraina (Hur) ha attaccato il radar di preallarme “Voronezh M”, nella città russa di Orsk, vicino al confine meridionale che affaccia sul Kazakhistan.

Dall’inizio dell’invasione per la prima volta un velivolo senza pilota si è spinto a 1.800 chilometri dalla frontiera ucraina, sorvolando indisturbato lo spazio aereo di Mosca. Una fonte dell’intelligence interna citata dal Kyiv Independent ha dichiarato che gli effetti dell’attacco devono ancora essere valutati. Il 23 maggio un’operazione analoga era stata condotta contro un altro radar nel villaggio di Glubokii, nel territorio di Krasnodar, una delle piattaforme logistiche russe verso la Crimea. Il “Voronezh” è un radar di preallarme per il monitoraggio dello spazio aereo fino a 6mila chilometri. Un ferita all’orgoglio di Mosca, che facendosi preannunciare dalle sirene d’allarme e protetta dal buio dei distretti di confine senza quasi più elettricità, continua a colpire l’area di Kharkiv, dove nessuno può davvero dirsi al sicuro.

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