sabato 29 giugno 2024
L'invito arriva dal board del giornale "amico" all'indomani della disastrosa apparizione nella sfida tv con Trump. Il partito, per ora, non può fare che quadrato intorno al presidente
Il New York Times chiede a Joe Biden di farsi da parte nella corsa alla Casa Bianca

Il New York Times chiede a Joe Biden di farsi da parte nella corsa alla Casa Bianca - Ansa

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Sembra una di quelle sentenze che non danno scampo, senza appello. L'equivalente di un endorsement politrico, come si usaa negli ultimi giorni delle campagne elettorali, ma al contrario. "Per servire il suo Paese, il presidente Biden dovrebbe lasciare la corsa": è' il titolo dell'editoriale del board del New York Times dopo la disastrosa performance del candidato dem alla Casa Bianca nel duello tv con Donald Trump.
"Biden - si legge nel fondo - ha affermato di essere il candidato con le migliori possibilità di affrontare questa minaccia di tirannia e di sconfiggerla. La sua argomentazione si basa in gran parte sul fatto di aver battuto Trump nel 2020. Ma questa non è più una motivazione sufficiente per spiegare perché Biden dovrebbe essere il candidato democratico quest'anno". "Nel dibattito di giovedì - sostiene il baord - il presidente aveva bisogno di convincere il pubblico americano di essere all'altezza delle formidabili richieste della carica che sta cercando di ricoprire per un altro mandato. Tuttavia, non ci si può aspettare che gli elettori ignorino ciò che era invece evidente: Biden non è più l'uomo che era quattro anni fa".
Giovedi' sera, scrive il Nyt, "il presidente è apparso come l'ombra di un grande servitore pubblico. Ha faticato a spiegare cosa avrebbe realizzato in un secondo mandato. Ha faticato a rispondere alle provocazioni di Trump. Ha faticato per chiedere conto a Trump delle sue bugie, dei suoi fallimenti e dei suoi piani agghiaccianti. Più di una volta ha faticato ad arrivare alla fine di una frase". Il quotidiano da sempre "amico dei dem" definisce Biden un "presidente ammirevole", ricordandone i risultati "ma - sottolinea - il più grande servizio che puo' rendere ora è' annunciare che non continuerà' a correre", anche se "sarebbe contrario a tutti i suoi istinti personali e politici".
La performance del presidente, argomenta il Nyt, "non può essere liquidata come una brutta serata o attribuita a un presunto raffreddore, perché conferma preoccupazioni che sono andate crescendo per mesi o addirittura anni. Anche quando Biden ha provato a presentare le sue proposte politiche, è inciampato. Non può essere controbilanciato da altre apparizioni pubbliche perché ha limitato e controllato attentamente le sue apparizioni pubbliche".

"La verità che Biden deve affrontare ora è che ha fallito il suo stesso test", insiste il giornale, incoraggiando il partito a cercare candidati "meglio attrezzati per presentare alternative chiare, convincenti ed energiche a una seconda presidenza Trump".
"È la migliore occasione - conclude il Nyt - per proteggere l'anima della nazione, la causa che ha portato Biden a candidarsi alla presidenza nel 2019, dalle maligne deformazioni di Trump. Ed è il miglior servizio che Biden può fornire a un Paese che ha nobilmente servito per così tanto tempo".

Intanto, ieri sera Joe Biden è salito sul palco con Elton John per rendere omaggio ai pionieri della battaglia per i diritti della comunita' Lgbtq. La popstar britannica si e' esibita a New York City mentre il Presidente inaugurava un monumento dedicato alle rivolte di Stonewall del 1969.
Apparendo piu' tagliente rispetto al disastroso dibattito contro Donald Trump la sera prima, l'81enne Biden ha elogiato coloro che il 28 giugno 1969 si ribellarono contro l'ennesimo raid della polizia nel bar gay Stonewall Inn del Greenwich Village. Un momento, ha detto, che "ha segnato un punto di svolta per i diritti civili in America e ha ispirato il cuore di milioni di persone in tutto il mondo".
"Siamo in battaglia per l'anima dell'America", ha aggiunto Biden, prima di presentare John sul palco.

Le sei notti delle rivolte di Stonewall segnarono la nascita del moderno movimento per i diritti dei gay. Sulla loro scia e' nato il Gay Pride. Il bar esiste ancora ed e' stato designato monumento nazionale dall'ex presidente Barack Obama nel 2016.
Da ieri è stato aggiunto un piccolo museo gratuito dove i visitatori possono conoscere la storia del sito.
Elton John ha dedicato il classico "Don't Let the Sun Go Down on Me" al suo amico Larry Kramer, uno dei co-fondatori dell'organizzazione Act Up, e a "tutte le persone Lgbtq+ che ci hanno preceduto e hanno aperto la strada che ci ha portato dove siamo".

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